“Ogni volta che io entro in un posto come questo mi domando: perché loro e non io?” (Papa Francesco, dopo la visita ai detenuti di Regina Coeli, giovedì santo 2025).
Sei stato con noi per oltre 12 mesi ma non sei diventato mai veramente “uno di noi”. Troppo diverso dagli altri pazienti, troppo disturbante con il tuo comportamento. Almeno nella malattia e nella morte dovremmo essere uguali, ma per te non è stato così.
Il tuo passato, il tuo aspetto, la lingua diversa, tutto è stato una barriera. Ci siamo irrigiditi ed arroccati nelle nostre posizioni di sicurezza.
Sì penso che alla base di tutto ci sia stata la nostra frustrazione per non sapere come aiutarti. Se ti rimproveravamo per richieste inopportune, in realtà stavamo rimproverando noi stessi ed una cultura “dello scarto” che si frapponeva ad ogni tentativo di migliorare la tua condizione e di tentativi ne abbiamo fatti tanti, lo sappiamo. Non ci siamo riusciti.
Da parte mia, oltre ai momenti in cui mi hai fatto perdere la pazienza ne ricordo altri. Quando mi hai detto con le lacrime agli occhi che era morta tua nonna. Quando mi hai detto che era il tuo compleanno e ti ho portato un pacchetto di sigarette ed al secondo, che non ti aspettavi, mi hai risposto un grazie strascicato, toccandomi delicatamente una spalla.
Mi hai insegnato che il “dare” deve essere sempre gratuito, senza altra gratificazione che quella di dare ancora, infatti dopo le sigarette chiedevi l’accendino e così con tutti, le richieste non finivano mai.
Hai scelto la notte in cui ero di guardia per andartene, questa volta in silenzio, come ti fossi ormai convinto che non avevamo più niente da dirti e da darti, rassegnato.
Ti siamo stati vicini perché almeno lì fossimo la famiglia che non avevi con te; te ne sei andato con papa Francesco che prediligeva quelli che sono o sono stati “dentro” . Mi piace pensare che Gesù gli abbia chiesto di spalancarti la porta, come una volta aveva fatto lui, con il buon ladrone.
Paola Garzi
Semplicemente straordinario! Brava Paola