Segni di speranza, unirci per camminare insieme. Intervista a Rosanna Tabasso, presidente del Sermig

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Foto di Andrea Pellegrini dal sito www.sermig.org
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Giubileo dei Movimenti, intervista a Rosanna Tabasso, presidente del Sermig

A cura di Aurelio Molè

Seconda tappa di avvicinamento al Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle nuove Comunità che si terrà il 7 e l’8 giugno a Roma con la grande novità di un nuovo Papa, Leone XIV.

Il Sermig nasce nel 1964 su intuizione di Ernesto Olivero. Per lui fu decisivo l’incontro con il “sindaco santo” di Firenze, Giorgio La Pira, che gli parla di Isaia che parlava di tramutare le armi in strumenti di lavoro. A Torino esisteva un arsenale abbandonato che, dopo lunghe insistenze, il Comune di Torino, donò al Sermig. In quattro anni, siamo nel 1983, divenne l’Arsenale della pace, uno luogo di custodimento delle armi in un luogo in cui si diventa custodi della pace, del servizio, della giustizia dove calza al pennello una nota frase di sant’Agostino: «La speranza ha due “figli”: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno nasce dalla consapevolezza della realtà, mentre il coraggio è la forza per agire e cambiare quella realtà». 

Rosanna Tabasso, nel 1972, a 15 anni incontra Ernesto Olivero, cerca un ideale per cui spendere la propria vita e lo trova. Nel libro Un lungo cammino verso Dio, così Ernesto Olivero la definisce: «Potrei dire che sostiene come una quercia, con forza e competenza, tutto quello che facciamo. Potrei dire che mi sostiene e ci sostiene tutti con la presenza intelligente, attenta, fedele e discreta e con un sorriso dolcissimo dietro gli occhiali. Potrei dire che ogni giorno rinnova il suo abbandono al Signore in mezzo alla fatica, alle incomprensioni e alle difficoltà, soffrendo per me e con me, perché su di lei ricadono le antipatie e gli odi che raccolgo. Ma il parafulmine Rosanna è in comunicazione diretta con il Signore e non c’è tempesta che la faccia vacillare. Eppure, non avrei ancora detto niente, di Rosanna».

Oggi Rosanna Tabasso, da noi intervistata, è la presidente del Sermig.

Come il Sermig si sta preparando al Giubileo dei Movimenti?

Ci stiamo preparando con alcune importanti realtà della diocesi di Torino ed è iniziato qualche mese fa un cammino di avvicinamento, incontro e dialogo. Ci siamo noi del Sermig, ma anche Comunione e Liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Movimento dei Focolari a cui si sono poi aggiunti strada facendo gli amici dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Stando insieme è maturata poi – in modo quasi naturale – l’idea di fare qualcosa proprio in vista del Giubileo. Non solo un momento fatto da noi per noi, ma da offrire a tutta la diocesi di Torino, un’occasione per portare qui da noi e toccare con mano la speranza di cui il Giubileo, tanto voluto e desiderato da papa Francesco, ci indica.

Ci sono iniziative in corso?

Il 10 maggio ci incontreremo tutti insieme. Tutte le nostre realtà hanno infatti un patrimonio di incontri, relazioni e vita. L’idea è proprio quella di partire da questa ricchezza per condividere quelli che abbiamo voluto chiamare “segni di speranza”. Perché la speranza va colta, riconosciuta in mezzo alle fatiche e alle sofferenze. Il rischio è proprio perderla di vista. Ciascuno di noi, ognuno all’interno del suo movimento, si sente pellegrino di speranza, una speranza non teorica e astratta ma reale, incarnata nelle tante esperienze di vita che abbiamo incontrato.

Come si svolge questo appuntamento?

Saranno proprio delle storie il filo rosso dell’incontro in programma il pomeriggio di sabato 10 maggio: testimonianze che parlano di pace, famiglie che si aprono alla vita, malati, anziani, migranti, giovani e detenuti. Concluderemo con la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Ausiliare monsignor Alessandro Giraudo. Il lavoro di organizzazione di questo evento sta diventando a sua volta un vero pellegrinaggio condiviso, un momento di autentica conoscenza reciproca che richiede di uscire dai nostri pregiudizi e che ci mette in una posizione di ascolto e di accoglienza. Siamo sicuri che lavorare insieme porterà frutto ben oltre i tempi ecclesiali del Giubileo. Ognuno mette del suo, a partire dal proprio sguardo e dalla propria sensibilità: ingredienti unici e indispensabili che, se armonizzati, possono tenere insieme carismi diversi

Cosa è cambiato dal 1998, dal primo storico incontro dei Movimenti con san Giovanni Paolo II ad oggi?

La Chiesa e il mondo intero stanno vivendo un tempo di radicale trasformazione. Ogni realtà nata attorno ad un carisma è scossa come tutti dal cambiamento. Ci sentiamo tutti come alberi falciati dal vento. I rami più esposti possono cadere ma questi scossoni ci costringono a considerare le nostre radici, a verificarne la robustezza, la solidità. È un tempo che ci costringe ad andare sempre di più all’essenziale, ad unirci per affrontare insieme le nuove sfide. In questo senso credo siamo tutti più disposti a valorizzare le nostre diversità ma ad unirci per camminare insieme. 

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