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La Nuova Arca. Cooperativa sociale romana

La Nuova Arca

Siamo una cooperativa sociale romana. Camminiamo insieme alle persone più fragili – la donna sola e i suoi bambini, il rifugiato, la persona con disabilità – e le accompagniamo verso l’inclusione e la piena affermazione della propria dignità umana.

La nostra storia

La Nuova Arca nasce nel 2007, da un gruppo di famiglie solidali. Sin dalle origini ci accompagna e orienta il volto di alcune donne coi loro bambini, che alcuni di noi nel 2006 già decidono di accogliere a casa propria

La nostra organizzazione

Il nostro operare si basa sui principi di corresponsabilità, partecipazione e democrazia interna. Ci percepiamo come uno strumento al servizio di una comunità più ampia, di cui fanno parte i nostri volontari, sostenitori e donatori.

La Nostra Missione

La Nuova Arca serve la crescita di una comunità più fraterna e solidale, che sostenga il cammino di umanizzazione di tutti e ciascuno, soprattutto delle persone più fragili, in un contesto di relazioni buone e pienamente interconnesse, perché nessuno sperimenti solitudine e isolamento.

La nostra Visione

Crediamo che i protagonisti di ogni cammino di riscatto, rinascita e umanizzazione siano due: da un lato la persona e dall’altro una comunità. La Nuova Arca non è la protagonista, ma colei che serve e favorisce un incontro: siamo persone che lavorano per altre persone, perché le relazioni tra noi, loro e tutti possano generare bene comune.

Crediamo che una comunità interconnessa che accoglie e include, che sa essere giusta, che è capace di tenerezza e attenzione ai più fragili, sia un bene di tutti, per cui vale la pena spendersi e lottare. Portiamo nel cuore il sogno della comunità più ampia, credendo al contempo fortemente che il futuro possa essere modificato dall’impegno di piccole reti attive, cellule ed enzimi di vera coesione sociale.

La Nuova Arca è ispirata dal Vangelo di Gesù, buona notizia per le donne e gli uomini di ogni tempo, ma adempie la sua missione con l’apporto diversificato di tutti, col contributo di tutte le identità religiose e culturali, con la cooperazione di tutti i ruoli e le componenti sociali.

Scopri di più sul sito: https://www.lanuovaarca.org




Associazione “Il Vaso di Pandora”

L’Associazione “Il Vaso di Pandora” ha la sua mission nella stessa metafora figurativa del nome che le è stato attribuito: è un vaso ricolmo, femminile, generoso, colto. Allude non ad un pieno, ma ad una pienezza, alla generosità del dare nelle sue forme più disparate, all’attenzione verso l’altro. E’ la vera pienezza, infatti, che rende l’uomo generoso e lo rende incapace di ignorare l’altro.

I principi che ispirano l’associazione sono quindi quelli di solidarietà verso gli altri, del rispetto, della formazione e dell’approfondimento culturale, il cui cardine è l’etica e la legalità: un’associazione non di individui, ma di persone.

ll vaso di Pandora opera per un mondo in cui ogni uomo e ogni donna abbiano la consapevolezza di appartenere ad un’unica comunità e dove la cultura del dialogo, del confronto e della corresponsabilità permetta con pari opportunità di accedere attraverso un percorso di crescita umana integrale ad un umanesimo trascendente sollecitando ogni persona a dare un proprio contributo.

L’impulso vivo ed esemplare della mission de “Il Vaso di Pandora” è la sua Presidente e Fondatrice, Severina Bergamo, vero motore dell’associazione, in tensione continua verso il prossimo. È lei che motiva, coinvolge e appassiona vecchi e nuovi iscritti con l’obiettivo di partecipare alle molteplici iniziative in programma.

In soli 4 anni dalla sua fondazione, l’associazione con l’operato infaticabile e magnetico della Presidente, vanta 140 iscritti e oltre 160 iniziative sociali, culturali, solidali, di grande pregio, anche a livello nazionale

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Il Vaso di Pandora ancora una volta ha potuto attivare la rete delle “Aziende Amiche” che anche quest’anno si sono prodigati generosamente rifornendo circa 10-15 dispense Caritas di Bari e provincia, sopperendo così alle crescenti esigenze di aiuto alimentare del territorio.
L’iniziativa della distribuzione si è svolta in data 31 marzo e 1 aprile 2023.

Purtroppo, oltre alle 18.000 famiglie in difficoltà del 2021 seguite dai centri Caritas Bari-Bitonto, se ne sono aggiunte altre 3.900 nel 2022 e numerose parrocchie stanno intensificando i propri sforzi attraverso il lavoro dei volontari di associazioni sensibili al dilagante fenomeno.

Sicché, l’associazione socio-culturale “il Vaso di Pandora”, che da molti anni organizza raccolte alimentari, (questa la dodicesima) in occasione della Santa Pasqua 2023 ha deciso di accogliere, concretamente, le richieste di aiuto da parte di alcune Caritas del territorio.

Segui le attività dell’Associazione sul sito:

http://www.ilvasodipandoraeventi.it/

 




Viaggio solidale in Kenya

Giovedì 12 gennaio ore 11,30 atterriamo a Mombasa in Kenya, ad attenderci il nostro amico Joseph con un pulmino otto posti dove saliamo noi, Manuela e Gigi, Mirko e Betty e tutte le nostre valigie piene di ogni ben di Dio…..da quel momento inizia la nostra avventura in Africa destinazione Watamu.

Alloggiamo in una casa di amici italiani all’interno di un villaggio turistico nella costa a cento metri dalle rive dell’oceano indiano acqua cristallina e spiaggia bianca. Lo scopo principale di questo viaggio è visitare i villaggi e le persone che sono entrate a far parte del progetto Mazao e riguardo a questo vorremmo dirvi qualcosa.

Mazao è un’associazione no-profit nata da un gruppo di amici vicentini e non solo, che si impegna a dare dignità e aiuto a tante famiglie, con progetti di sostegno scolastico, di sviluppo agricolo e di alimentazione.

L’investimento più importante da parte di Mazao è stato quello della costruzione di una scuola con la cucina e il refettorio annessi, in modo che i bambini che la frequentano,oltre all’istruzione possano mangiare un pasto completo almeno una volta al giorno.

In tutto questo siamo aiutati da Joseph e Merci una coppia del posto, sensibile alla situazione di povertà delle persone di cui vengono a conoscenza,che si occupa di mantenere le relazioni tra noi e loro. Qualche giorno dopo il nostro arrivo ci raggiunge Nicola del focolare di Bari, ospite per qualche settimana alla Cittadella Piero, che da un paio di mesi, essendo un tecnico agrario, si è reso disponibile li a Watamu per incentivare i progetti agricoli e non solo.

Ora saremo felici di condividere qualche esperienza fatta in quei giorni e le persone legate a essa.

Il giorno dopo il nostro arrivo ci aspettano Mugandi, sua moglie e i loro sette figli; fino ad un paio d’anni fa vivevano in una capanna molto povera e essenziale, lontani dal centro, in una terra che genera solamente sassi, quindi non adatta nemmeno per un piccolo orto.

Mugandi lavora in un villaggio turistico ma la pandemia ha chiuso le porte a qualsiasi possibilità di guadagno. Ecco allora che Mazao inizia a prendersi cura della loro situazione garantendo cibo, sostegno scolastico e una nuova casa.

Al nostro arrivo è stato bello vedere la rinascita di questa famiglia, ora Mugandi è tornato al suo lavoro riuscendo a procurare il cibo per tutti mentre continuano per i figli i sostegni scolastici. Altra famiglia speciale è quella di Jey….da beach boys (ragazzo della spiaggia) prima della pandemia, in seguito con Mary sua moglie, hanno avuto tre figli e successivamente adottati quattro di sua sorella e due di suo fratello morti a breve distanza.

Attualmente la sua famiglia è composta da nove figli e tre adulti compresa la sua mamma. In questi ultimi mesi Jey si è ammalato gravemente, ma con l’aiuto di Dio e della provvidenza che si è fatta carico delle spese mediche, pian piano sta tornando in salute.

Loro possiedono un grande appezzamento di terra e in questo momento lo stiamo accompagnando nella coltivazione acquistando i semi, i tubi per l’irrigazione ecc. cosi che possa continuare a mantenere la sua grande famiglia!

Anche alcuni dei loro figli rientrano nei sostegni scolastici. Lo scopo di Mazao è quello di fare in modo che nel tempo, queste persone possano sostenersi e provvedere al mantenimento delle loro famiglie.

Qualche giorno dopo il nostro arrivo Joseph e Merci hanno organizzato una grande festa con tutti i bambini che rientrano nel progetto di sostegno scolastico e le loro famiglie. Ci hanno accolto nel villaggio con i loro balli e hanno preparato, in un gran pentolone, un cibo tipico africano a base di riso e carne di capra; nel pomeriggio Mirko con le sue danze, ha coinvolto tutti, bambini e adulti e alla fine la giornata si è conclusa con la premiazione degli alunni per i risultati scolastici raggiunti e la consegna a ciascuno di materiale scolastico che avevamo portato in valigia Nei loro visi solo tanta gioia….come le serate dove abbiamo proiettato il Re Leone in due villaggi: ci ha commosso pensare che era la prima volta che i bambini vedevano un film!

Questi episodi sono solo una parte dei dieci giorni vissuti, restano nel nostro cuore i loro sguardi sereni nonostante la povertà, la loro pazienza e sopportazione nelle situazioni difficili. Da parte nostra tanta riconoscenza, per la natura meravigliosa, il cielo stellato e le lunghe passeggiate in riva al mare. I pranzi, le cene e le condivisioni profonde tra noi sette, unito a tutto il resto, hanno fatto si che questo viaggio rimanga per noi indimenticabile!

Arrivati a casa l’impegno con Mazao va avanti, la rete di persone sensibili e motivate continua a crescere con l’impegno nelle varie attività come bancarelle, vendita di panettoni, uova di Pasqua, concerti ecc, lo scopo è quello di raccogliere fondi per continuare ad aiutare tanti fratelli molto, ma molto meno fortunati di noi.

Cristina e Maurizio, Nicola , Gigi e Manu, Mirko e Betty

http://mazaoproject.org




Camminare insieme? Non è facile…ma ce n’è proprio bisogno!

Sull’incontro di Retinopera a Bologna

Le parole del titolo riprendono quelle pronunciate dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in apertura ed in chiusura del convegno Retinopera 2002-2022: lavorare e camminare. Cattolici nell’economia, nel lavoro e nel sociale: orizzonti per il terzo millennio. L’evento, organizzato il 27 novembre 2022, si è svolto a Bologna, nella splendida sede di Coldiretti Emilia-Romagna a Palazzo Merendoni. Oltre ai rappresentanti delle associazioni cattoliche affiliate a Retinopera (sono 24, tra cui anche il Movimento dei Focolari), hanno partecipato numerosi relatori e decine di uditori, riempiendo l’aula nonostante l’evento fosse di domenica mattina.

Tante le sfide toccate, così come le contraddizioni emerse sull’Italia di questi anni. Siamo notoriamente un paese “familistico”, ma con poche politiche che sostengano la famiglia stessa. Siamo tra i più ricchi al mondo per corpi intermedi (basti pensare che il Centro Servizi per il Volontariato serve 80.000 enti e che ci sono circa 10 milioni di volontari), ma il rischio di individualismo è concreto anche nel mondo delle associazioni. E che dire poi dell’ambiente? La crisi climatica è ormai conclamata eppure si consumano 19 ettari di suolo al giorno in Italia, la cifra più alta degli ultimi 10 anni. Come se non bastasse, abbiamo 5,5 milioni in povertà assoluta secondo l’Istat, nonché 15 milioni a rischio povertà. In questo quadro drammatico, poi, i migranti fanno quotidianamente da emblema delle ingiustizie del nostro tempo, spinti verso di noi anche da un continuo aumento di popolazione a cui fa da contraltare il nostro “inverno demografico”.

Che fare allora? C’è accordo unanime sul fatto che ognuno sia responsabile di qualcosa, e ce n’è altrettanto su alcune metafore usate: quella del camminare (senza correre né stare fermi, quindi) ma anche quella del buon samaritano (con attenzione però a rendere più visibile cioè che facciamo!).

È ancora il card. Zuppi a ricordare i nostri limiti ma anche la nostra forza: ci accorgiamo molto di noi e poco degli altri…ma proprio questo dà valore al mettersi assieme, a patto che sia sempre una “comunione delle differenze” come è negli intenti di Retinopera.

Gabriele Manella




A Cosenza un progetto per l’accoglienza delle mamme Ucraine

Riceviamo e pubblichiamo.

Immaginando il mio futuro qui… di Anita Leonetti

Il progetto di accoglienza per le mamme ucraine a Cosenza è realizzato da AFN in collaborazione con le Suore Minime della Passione di N.S.G.C che hanno messo a disposizione la casa dove ad oggi risiedono le donne ospiti con i loro figli. Il progetto prevede, oltre alla prima accoglienza, anche un supporto nelle pratiche burocratiche e sanitarie, un accompagnamento all’istruzione e all’apprendimento della lingua italiana e un supporto psicologico. Le attività vengono portate avanti da un’equipe multidisciplinare che, negli ultimi sei mesi, ha accompagnato le donne e i bambini nei loro percorsi di autonomia, in collaborazione con una rete di volontari, associazioni e realtà territoriali che sostengono il progetto. Ad oggi nella casa famiglia vivono 3 mamme con 4 bambini. Eugenia è una di queste.

 “Mi chiamo Yevheniia, Eugenia in italiano ed ho due figli: Artom di 10 anni ed Elisa di 9 anni. Vengo da Odessa, che si trova nella parte meridionale; lì facevo diversi lavori, anche il muratore”.

 Quando sei arrivata in Italia e come?

Appena è scoppiata la guerra,  insieme ai miei figli abbiamo lasciato la casa e tutta la nostra vita per metterci in salvo. In Italia, e precisamente a Cosenza, erano presenti dei parenti ed allora ho deciso di arrivare fin qui. Per un paio di settimane siamo stati ospiti a casa loro, ma poi non è stato più possibile per tanti motivi, tra questi, anche la precarietà economica, io non lavoravo ed i miei bambini avevano delle necessità. Tramite una rete di connazionali sono entrata in contatto con Angela, che poi ho scoperto essere la mediatrice del progetto che ci ha accolti. Ho chiesto aiuto e lei e la stessa sera, era il 30 aprile, è venuta a prenderci per accompagnarci in questo posto che oggi considero come la mia seconda casa. Qui ho trovato le suore, Mariella, la referente di AFN, e Maria Pia, l’operatrice che non solo ci hanno accolti ma ci hanno aiutato e supportato in tutto. Sin dai primi giorni insieme a Maria Pia ho iniziato a conoscere la città, siamo andate a scuola per l’iscrizione dei bambini, ho trovato piccoli lavoretti ed ho iniziato a vivere serenamente.

Raccontaci brevemente la tua esperienza in casa famiglia

La mia esperienza qui è molto positiva. La casa è accogliente, io ho una stanza grande con il bagno in camera, c’è un soggiorno, una cucina ed un ampio cortile. Le operatrici sono bravissime, sempre disponibili, non mi hanno fatto mancare nulla, io devo ringraziare loro se oggi lavoro e posso provvedere alle esigenze dei bambini. Ho ricevuto tanto, dagli indumenti, ai beni primari. Durante i mesi estivi, siamo stati ospitati sempre in una casa delle suore a Paola, una località di mare, dove abbiamo trascorso una settimana, un’esperienza bellissima! In casa famiglia oltre a me, c’erano altre 5 mamme con 9 bambini. A volte, ci sono stati momenti di difficoltà dovuti alla convivenza e allo stress, ma grazie al lavoro con le operatrici e con la psicologa, li abbiamo superati. Al momento la mia vita e quella dei miei figli è molto impegnata: io lavoro tutte le mattine e spesso anche i pomeriggi, i miei bambini vanno a scuola e poi sono affidati alle cure dell’operatrice, Maria Pia, che è molto cara, disponibile, è con lei che ho imparato tante cose.

Perché è stato importante ricevere un supporto in questo momento difficile?

Avere delle persone che si sono prese cura di noi è stato indispensabile per superare i momenti di paura e di incertezze. Maria Pia ed Angela, la mediatrice, sono state presenti in tutto: nella parte documentale, infatti ho il permesso di soggiorno,  il medico di base, ho fatto i vaccini ed anche le visite specialistiche necessarie; e anche nella vita di tutti i giorni, non mi è mancato nulla. Mi sono sentita capita accolta aiutata e supportata. Mi fido di loro, anche della dott.ssa Venuto, la psicologa che ha fatto gli incontri settimanali con tutte noi. Oggi mi ritengo fortunata, nonostante quello che abbiamo vissuto, molte ragazze che conosco sono dovute rientrare in Ucraina perché non hanno trovato persone che le hanno aiutate e non ce l’hanno fatta, mentre io sto immaginando il mio futuro qui a Cosenza. Mi aiuterà l’equipe della casa famiglia a trovare una casetta, cosi come hanno fatto con un’altra mamma che oggi vive in una piccola casa nel centro storico, Maria Pia va da lei due volte a settimana per assicurarsi che abbia tutto. Voglio che i miei figli crescano in un ambiente sicuro, senza guerra.

Maria Pia, l’operatrice della casa famiglia che lavora a stretto contatto con le mamme e i bambini, ci racconta:

Lavoro da diversi anni come educatrice nella casa famiglia per minori gestita dalle suore minime; quando è partito questo progetto con AFN è stata subito una nuova sfida per me  e ho accettato subito spinta dalla sensibilità verso chi, ha dovuto lasciare la propria vita e la propria terra a causa della guerra. Per me è stata un’esperienza bella arricchente, ci sono stati momenti difficili, ma che abbiamo gestito con l’aiuto della mediatrice. Le mamme accolte sono donne forti che credono nel loro ruolo, anche dopo ore di lavoro rientrano a casa e si occupano con amore dei figli; sono donne che hanno avuto il coraggio di lasciare la loro vita con l’ottimismo di iniziarne una nuova. Gratificante è stata anche la rete di volontari che si è creata, è bello constatare che ci sono persone piene di sensibilità vero chi ne ha bisogno.

Visita il sito AFN Onlus

Leggi la rivista Spazio Famiglia

 

 

 




Un Ponte per il Libano: in arrivo a Beirut la seconda spedizione di farmaci

Il 1 aprile sono partiti con destinazione Beirut 12 pancali di farmaci essenziali e materiale per le medicazioni: 2,5 tonnellate in tutto. Il primo carico era arrivato alla vigilia di Natale con latte in polvere e medicinali, in risposta all’appello  del vicario apostolico di Beirut dei Latini mons. Cesar Essayan. Il Paese, infatti, in seguito a una grave crisi economica e sociale, è ancora in condizioni difficili e la popolazione è molto provata. 

Proprio nei giorni scorsi (23-24 marzo) il vicario apostolico è stato in visita in Italia al Centro internazionale dei Focolari e alla cittadella di Loppiano, dove ha incontrato i rappresentanti della rete italiana del progetto “Un ponte per il Libano”, iniziativa promossa dal Movimento dei Focolari in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II. 

All’arrivo dei farmaci un gruppo di volontari ha lavorato incessantemente per farli arrivare alle famiglie precedentemente censite: «Una maratona inaudita che non avevo mai vissuto in 21 anni di missione sociale e di lavoro con le medicine», aveva detto Elie Harouni, medico oncologo di Beirut fondatore l’Avventura della Carità, una rete tra medici, in prima linea nel ponte Italia-Libano, al momento della distribuzione dei medicinali tanto attesi e finalmente giunti a Beirut. I voli previsti – con il supporto dell’Aeronautica Militare – sono 4 in un anno e quello partito il 1° aprile è il primo del 2022. 

Come contribuire
Per sostenere il progetto “Un ponte per il Libano”, attraverso una donazione:

ASS.NE NUOVE VIE PER UN MONDO UNITO APS
Via Carlo Spinola 18 – 00154 Roma
Mail: nuoveviemondounito@gmail.com
IBAN: IT42X0501803200000017108218
Causale: Erogazione liberale progetto Un ponte per il Libano

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22 aprile 2022: ritorna la maratona #OnePeopleOnePlanet

Festival dell’Educazione alla Sostenibilità

I BAMBINI E I RAGAZZI SULLA STRADA DELL’AGENDA 2030

Torna anche quest’anno, il 22 aprile, la Maratona multimediale #OnePeopleOnePlanet. Earth Day Italia insieme al Movimento dei Focolari ed insieme alle centinaia di organizzazioni che ogni anno partecipano al Villaggio per la Terra, vogliono lanciare al mondo il forte messaggio di speranza di una sola famiglia umana nell’unica casa comune per promuovere la solidarietà universale. Scienza, Economia, Ambiente, Clima, Cultura, Sport, Arte, Scuola: collegamenti ed interconnessioni con diversi Paesi nel mondo, investigando e collegando tra loro fenomeni sanitari e climatici, fattori sociali, economici ed ambientali, tra i popoli.

Come ogni anno la Maratona #OnePeopleOnePlanet con la proposta di contenuti di alto valore culturale e di forte impatto mediatico, vuole dar voce ai ragazzi ed ai bambini con il Festival dell’Educazione alla Sostenibilità in occasione del 52° Earth Day. Il Festival nasce nel 2017 con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e l’impatto positivo che l’Agenda 2030 ha e può avere nella nostra vita quotidiana, personale e collettiva:

  • favorendo in questa grande sfida per il futuro del Pianeta il coinvolgimento attivo del mondo dell’educazione formale e informale, e l’incontro con tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura;
  • evidenziando l’interdipendenza dei problemi e delle soluzioni e creando appuntamenti ed eventi che danno spazio e voce a sensibilità ed esperienze differenti;
  • promuovendo nuovi stili di vita rispettosi dell’ambiente e di tutte le popolazioni del mondo, il pieno rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza tra i popoli e le persone, una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale, l’innovazione sostenibile e la lotta alla povertà.

Il Festival è realizzato in collaborazione con il MIUR, al fine di dedicare le celebrazioni della Giornata Mondiale della Terra ai temi dell’educazione, e si inserisce anche tra i progetti del Patto Educativo Globale, promosso da Papa Francesco.

I principali eventi del Festival hanno accolto ogni anno milioni di studenti durante i giorni del Villaggio per la Terra a Roma. Anche quest’anno le scuole, dopo il grande successo e le esperienze significative degli scorsi anni, potranno partecipare alla maratona televisiva #OnePeopleOneplanet del 22 Aprile 2022.

Saranno 12 ore interamente dedicate alla Terra e agli obiettivi dell’Agenda 2030: la Maratona si aprirà con il Festival della Sostenibilità e per l’intera la mattinata si susseguiranno spazi dedicati alle storie dei ragazzi di tutto il mondo e al loro impegno per il Pianeta; ci saranno ospiti in studio, artisti, scuole collegate, laboratori didattici e apprendimenti scientifici.

 #OnePeopleOnePlanet: la partecipazione delle Scuole!

Le scuole avranno l’occasione di prendere parte attiva a questa iniziativa di dialogo e confronto ed essere protagonisti della Giornata Mondiale della Terra in queste due modalità:

  • Partecipazione alla maratona multimediale, direttamente dalla propria classe o in DAD, visibile da ogni device (lim, tablet, pc, smartphone ecc.), iscrivendosi attraverso il modulo di partecipazione al Festival che trovate su: www.earthdayitalia.org
  • Partecipazione al Contest #IOCITENGO. Il Contest #IOCITENGO cerca progetti, lavori artistici e reportage che testimoniano una meritevole opera di consapevolezza e partecipazione attiva dei bambini e dei giovani alla soluzione delle sfide globali intraprese con l’Agenda 2030 dalle nazioni del mondo. Gli studenti che hanno realizzato un progetto in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile possono partecipare al Contest scaricando il Regolamento e compilando Modulo di Adesione. Le scuole che parteciperanno al Contest diventeranno “Ambasciatori per la Terra”.

Per maggiori informazioni scrivere a: scuole@earthdayitalia.org

Info sul sito

Marina Placido

 




Ucraina: situazione degli aiuti da parte dell’AMU e AFN – Video

5 marzo 2022
Aggiornamento sulla situazione degli aiuti in Ucraina con interventi di:
Francesco Tortorella – Referente dei progetti di Cooperazione internazionale dell’AMU Giovanna Pieroni – Addetta Stampa di AFN

La raccolta fondi continua . . .

Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione ucraina, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN).

È possibile donare online sui siti: AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/

AFN: www.afnonlus.org/dona/

oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T84A

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T84A

Causale: Emergenza Ucraina

Ucraina: al via la raccolta fondi in sostegno alla popolazione




Ucraina: accordo con Caritas-Spes per l’assistenza alla popolazione

I contributi raccolti dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN), andranno a sostenere le attività di assistenza alla popolazione realizzate da Caritas-Spes Ucraina.

Non si fermano le azioni di guerra in Ucraina e tra la popolazione ci sono migliaia di sfollati in fuga e moltissimi che cercano di sopravvivere tra rifugi e ricoveri di emergenza, dove si può ricevere un primo sostegno. Con i contributi raccolti attraverso l’appello lanciato dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari, AMU e AFN stanno sostenendo anzitutto le azioni della Caritas-Spes Ucraina, che sta fornendo prima assistenza a migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case per fuggire verso il confine o per rifugiarsi nei ricoveri sotterranei allestiti all’impronta dove possibile.

L’impegno di Caritas-Spes è quello di offrire un rifugio sicuro, cibo, medicinali e prodotti di igiene, oltre ad un supporto psicologico a circa 500 madri con bambini sfollate e ospitate nei propri centri. Più di 2500 persone stanno inoltre ricevendo aiuti attraverso le Caritas parrocchiali e 14 mense che rimangono attive nelle zone di Kiev, Lutsk, Berdiansk, Kamenets-Podolsky, Zhytomyr, Charkiv, Leopoli, Odessa, Vinnitsa, e in varie città della Regione della Transcarpazia.

 (leggi tutto l’articolo)

Per sostenere l’azione in Ucraina e l’assistenza alle famiglie sconvolte dalla guerra è possibile donare online sui siti:
AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/
AFN: www.afnonlus.org/dona/

oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU)
IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T84A

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T84A

Causale: Emergenza Ucraina

Foto: © Caritas-Spes Ucraina




Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari

Azione Cattolica, Acli, Movimento dei Focolari, Comunità Papa Giovanni XXIII, Pax Christi. Importante appuntamento a Roma sul tema:“Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari” svoltosi sabato 26 febbraio 2022.

RIVEDI LO STREAMING:

«Quali sono oggi gli ostacoli che nella nostra società impediscono la presa di consapevolezza della reale minaccia dell’apocalisse nucleare denunciata da Papa Francesco? Quali percorsi e azioni credibili possiamo condividere per poter incidere sulle scelte strategiche di contrasto alla guerra da parte del nostro Paese?»

Sabato 26 febbraio 2022 saremo a Roma per cercare di dare una risposta condivisa a queste domande.

Ci ritroveremo, quindi, per riflettere sulle radici della pace alla luce della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, e per rinnovare l’impegno per scelte concrete di pace. Ci troveremo alla Domus Mariae, in va Aurelia 481, dalle ore 10 alle ore 13, per confrontarci assieme alle oltre 40 Associazioni cattoliche che la scorsa primavera hanno firmato il documento in cui si chiede al Governo italiano di aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.

L’iniziativa si collega idealmente con lo storico evento che in contemporanea vedrà riuniti a Firenze vescovi e sindaci del Mediterraneo nel segno della profezia di pace di Giorgio La Pira, che invitava “a trasformare le armi distruttive in strumenti edificatori di pace e di civiltà” e ad “abbattere i muri per costruire ponti”.

L’incontro di Roma e l’appuntamento di Firenze assumono ancora più significato alla luce di quanto stiamo vivendo in questi giorni con angoscianti scenari di guerra che minacciano il cuore dell’Europa. Tale situazione interpella fortemente la coscienza di ognuno nell’essere autentico costruttore e artigiano di pace.

Papa Francesco non si stanca di denunciare la follia della guerra e l’immoralità non solo dell’uso ma anche del semplice possesso delle armi nucleari, richiamando l’urgenza di essere ‘artigiani’ di pace. “Come è triste quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano di farsi la guerra” (Angelus 20.02.2022).

 L’incontro di sabato 26 febbraio alla Domus Mariae a Roma vedrà il saluto iniziale del Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano. Seguiranno gli interventi di mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura, Gravina, Acquaviva delle Fonti e presidente nazionale di Pax Christi; di Maria Bianco, del Coordinamento delle teologhe italiane; e di Maurizio Simoncelli dell’Archivio Disarmo di Roma.

Interverranno poi diversi responsabili di associazioni e realtà del mondo cattolico italiano, per rinnovare il proprio impegno per dire NO alla guerra e alle bombe nucleari. Un impegno che raccoglie l’appello di San Giovanni Paolo II il quale nel 1990 gridò: “Mai più la guerra, avventura senza ritorno!”. Un appello che ricordava a tutti l’accorato discorso di San Paolo VI all’ONU, il 4 ottobre 1965: “Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!”

Ed è preoccupante proprio l’assenza delle Nazioni Unite in questi giorni, sia nell’opera diplomatica per scongiurare un conflitto sia nella presenza sul terreno come forza di mediazione e di pace.

Al termine dell’incontro verrà rilanciato l’invito al Governo e al Parlamento italiano ad affrontare la questione dell’adesione al Trattato di proibizione delle armi nucleari come richiesto dalla società civile con la campagna “Italia ripensaci”. Si ribadirà inoltre che la guerra è sempre e comunque un fratricidio, un oltraggio a Dio e all’uomo, un’opzione che va tolta dalle agende della politica per fare spazio alla diplomazia e al confronto.

L’incontro, di cui alleghiamo il programma, sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale Youtube di Azione Cattolica Italiana.

Roma, 21 Febbraio 2022

Giuseppe Notarstefano

Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana

Emiliano Manfredonia

Presidente nazionale delle Acli

Giovanni Paolo Ramonda

Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII

Cristiana Formosa e Gabriele Bardo

Responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia

Mons. Giovanni Ricchiuti

Presidente nazionale di Pax Christi

Info:

Per qualsiasi informazione in merito all’appuntamento di sabato 26 febbraio 2022 a Roma ci si può rivolgere alla referente organizzativa, Laila Simoncelli, della Comunità Papa Giovanni XXIII (lailaita@libero.it cell. 3313063098) o agli altri componenti della segreteria organizzativa:

Michele Tridente, Segretario Generale dell’Azione cattolica italiana m.tridente@azionecattolica.it

Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale delle Acli stefano.tassinari@acli.it

Carlo Cefaloni, del Movimento dei Focolari, componente la redazione della rivista “Città Nuova” carlo.cefaloni@gmail.com

Don Renato Sacco, componente il Consiglio nazionale di Pax Christi renatosacco1@gmail.com

Anselmo Palini, saggista, palini.anselmo@gmail.com

Comunicato stampa _26 febbraio 2022




Un ponte per il Libano: intervista a Elisabetta Mei

In Italia numerosi gruppi di persone, alcuni aderenti al Movimento dei Focolari, cooperano per raccogliere medicinali per malattie croniche e altri elementi di prima necessità in Libano. È un’iniziativa in continua evoluzione chiamata “Un ponte tra Italia e Libano”, che crea reciprocità e incontro tra persone lontane sia geograficamente che culturalmente. Tutto nasce dall’amicizia tra Elisabetta Mei e Danièle Richa, una donna Libanese.

Elisabetta Mei, docente, coordinatrice del progetto “Un ponte per il Libano”, la conosce nel ‘99 quando la ospita un anno a Firenze. Danièle diventa parte della sua famiglia. Oltre che conoscere la bellezza del popolo libanese, Elisabetta inizia a cogliere  le sue contraddizioni: “Prima il Libano era considerato la Svizzera del Medio Oriente, poi la situazione è peggiorata e ho sofferto con Danièle per le problematiche politiche, economiche…”, racconta.

Nel 2020 la pandemia arriva in una realtà già molto delicata. Un giorno, durante il lockdown, Elisabetta chiede a Danièle in videochiamata: “Se fosse possibile inviarti qualcosa, cosa desidereresti?”. La donna dopo una riflessione risponde che la cosa più utile sono le medicine. Attualmente infatti i medicinali scarseggiano, persino il paracetamolo. Spedire delle medicine al pari di qualsiasi altra cosa è molto difficile. Danièle comunque invia una lista di medicinali impossibili da procurarsi in Libano, principalmente per malattie croniche, destinati a persone umili o di ceto medio, molte costrette ad abbandonare le cure.

Elisabetta cerca di capire come raccogliere le medicine in Italia, chiamando farmacie, chiedendo a medici e amici. Capisce che diversi medicinali si possono acquistare, così con una sua amica italiana raccolgono dei fondi e nell’estate 2020 sono pronte a procurarsi le medicine. Per superare il problema della spedizione viene l’idea di intercettare persone che vanno a Beirut ed affidargli i pacchettini di medicinali, secondo le regole vigenti.

Grazie all’aiuto di Carlo Ambrosini, un amico di Viareggio che aveva rapporti con il Banco Farmaceutico, la rete di reperimento delle medicine diventa sempre più efficiente. L’incontro con Anna Ward, amica italiana volontaria del Movimento dei Focolari, sposata con un libanese ma che abitava provvisoriamente a Roma, è stato poi provvidenziale: la sua conoscenza della realtà italiana e libanese ha permesso di contattare tante persone che venivano e tornavano in Libano. Così si cominciano ad organizzare staffette in modo che le medicine arrivino a Roma da Anna, che ne cura l’impacchettamento e l’affidamento a persone che partono per il Libano.

La rete in Libano come quella in Italia si allarga e diventa necessario un coordinamento più ampio. A Beirut sia con associazioni che sostengono pazienti cronici, sia con gruppi di volontari, che censiscono nei quartieri i bisogni dei pazienti fragili e poveri, assumendosi la responsabilità della distribuzione dei farmaci raccolti. In Italia, dopo l’appello del Vicario Apostolico di Beirut Mons. Cesar Essayan per la richiesta di farmaci e latte, con l’aiuto del medico Luigi Triggiano di Arezzo, nascono e si intensificano i rapporti tra la fondazione Giovanni Paolo II e il Movimento dei Focolari, alla cui operatività si è aggiunta la disponibilità solidale dell’Aeronautica militare (dell’UNIFIL) per il possibile trasporto aereo. Una prima spedizione è partita il 16 dicembre 2021 con un carico di medicinali, seguita da un secondo invio il 23 dicembre 2021, contenente alcune tonnellate di latte in polvere per i bambini. L’Aeronautica militare ha garantito 4 voli nell’arco di un anno, il primo a inaugurare il 2022 dovrebbe avvenire entro febbraio. Il contributo dell’APS Nuove Vie Per Un Mondo Unito è stato importante perché l’associazione ha curato gli aspetti organizzativi e tecnici delle spedizioni, fornendo al gruppo una tutela legale e amministrativa.

Si cercano nuove collaborazioni (singoli cittadini, medici, farmacisti, banchi del farmaco ecc..) per la raccolta dei farmaci in altre regioni. Oggi sono dodici quelle coinvolte. Nel frattempo è cresciuta anche la lista dei farmaci richiesti, circa trecento principi attivi, che vengono stoccati a Loppiano con il latte, in attesa di essere spediti.

È un’esperienza comunitaria, ognuno potrebbe raccontare il proprio vissuto. Un’iniziativa di arricchimento reciproco, per i suoi protagonisti in Libano così come in Italia. Le persone dal Libano ringraziano per le medicine ma anche perché non ci si dimentica di loro. “Impossibile per me scordare che Danièle non possa avere delle medicine, così come non lo concepisco per una persona della mia famiglia”, riflette Elisabetta. Attorno a questa iniziativa si sono innescate una serie di azioni pro-Libano: in Campania i gen3 fanno dei gemellaggi o ci sono incontri tra le famiglie via zoom, camminate, giornate di informazione sul Libano. In Piemonte è in preparazione uno spettacolo in piazza sul tema. “Bello il filo diretto nelle regioni – dice Elisabetta – c’è una vitalità incredibile, l’Italia si sta attivando”. Alla mia affermazione, “avete creato una cosa molto grande”, risponde: “Non ci penso che sia grande, penso soprattutto che siamo insieme, c’è unità per lo stesso obiettivo e mi affido”.

Miriana Dante

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Conclusa la campagna di solidarietà per il Libano

Un “Ponte per il Libano”

DAL COLLEGAMENTO DEL 29/01/2022




Migranti: iniziative dei focolari in Veneto per i Balcani

Nella comunità locale di Treviso, due anni fa, un gruppo di persone del Movimento dei focolari vogliono rispondere ad alcune esigenze avvertite in modo particolarmente forte nel territorio. All’inizio, il gruppo nasce per coinvolgere i giovani: la prima azione è recarsi a Mestre, nella struttura denominata San Raffaele, dove è accolto un numero contenuto di immigrati, che hanno condiviso le loro esperienze di vita. Un pomeriggio di festa e conoscenza!

La motivazione del gruppo diventa poi sempre più forte nell’impegnarsi nel concreto, inizialmente con la comunità di Sant’Egidio, attraverso contributi per le famiglie povere e i senza tetto. Poi emerge in maniera preponderante il problema dei Balcani. “Noi da soli non avevamo le possibilità per spedire gli aiuti, perciò abbiamo pensato di unirci a qualcuno”, racconta Laura Rigo, un membro del gruppo. “Con Maurizio Tonet abbiamo sempre lavorato insieme, fa parte del Movimento politico per l’unità. Inizialmente mi sono rivolta a lui per capire come potevamo muoverci. Maurizio allora è venuto in contatto con un gruppo di Thiene, in provincia di Vicenza, e ci siamo uniti a loro”. La rete dei contatti si allarga e Il rapporto costruito con la comunità di S. Egidio permette loro di collaborare per una spedizione per i Balcani. Il gruppo si procura delle coperte e le dona, contribuendo al riempimento di un camion di materiale, portato poi al gruppo di Thiene, che ha iniziato a spedire.

Poi una nuova opportunità di fornire aiuto: due coniugi di Vicenza fanno conoscere un gruppo, “Energia e sorrisi”, che unisce lo sport della motocross con attività di beneficenza.  “Pensiamo di sostenerli economicamente nell’invio dei pacchi, – continua Laura – verso il campo di  Lipa. È molto difficile accedere ai campi in Bosnia, i loro tir sono sempre accompagnati dai soldati. Recentemente due associazioni ci hanno messo a disposizione grandi quantità di vestiario dai loro magazzini, per i migranti. Questi beni verranno poi inviati grazie a “Energia e sorrisi”.

Il campo profughi di Lipa si trova in Bosnia, vicino alla frontiera croata. In questi campi ai confini ci sono forme di tortura e umiliazione profonde, come quelle che hanno visto sui corpi dei migranti due coniugi di Trieste, che il gruppo di Treviso contatterà per definire come poter essere loro di aiuto.

Tra le altre iniziative quella di raccogliere dei soldi devoluti a una scuola nel Libano, per i bambini. Ancora il gruppo ha collaborato nel 2020, nel periodo natalizio, a una raccolta di pacchi dono per i carcerati, promossa dalla parrocchia di S. Bartolomeo a Treviso. È stata un altro tipo di iniziativa nei confronti dei bisognosi che ha riscosso grande partecipazione, tra cui anche i ragazzi di un Istituto Salesiano a Castelfranco e il Centro della Famiglia a Treviso, che si occupa delle famiglie bisognose in situazioni di difficoltà, sostenendole sia psicologicamente sia economicamente. La parte più importante sono stati i biglietti personali inviati ad ogni carcerato, piccole lettere di speranza e vicinanza a cui loro hanno risposto commossi.

“Dopo Natale siamo rimasti in contatto con il cappellano del carcere – racconta Laura – procurandogli asciugamani e ciabatte per la doccia. Quest’anno ci ritroveremo a sostenere la parrocchia di S. Bartolomeo per rinviare i pacchi dono e i biglietti natalizi!”.

Oltre che al gruppo di Vicenza e Venezia, collaborano alle iniziative anche le comunità di Castelfranco e Conegliano. “La comunità è importante, ci si muove insieme. Ci spinge il desiderio di fare per le persone. Siamo fortunati: di quel tutto che abbiamo siamo anche debitori nei confronti degli altri”, conclude Laura Rigo.

Miriana Dante




Conclusa la campagna di solidarietà per il Libano

Dall’ 11 dicembre al 15 gennaio 2022  si è svolta la Campagna “Sosteniamo le famiglie del Libano con una cassetta della Salute”, promossa da  Movimento Famiglie Nuove, Focolari Italia e AFN onlus.

Tante gocce formano il mare. Questa celebre frase di Madre Teresa è stata il senso di questa esperienza che ha visto la partecipazione generosa di tanti, anche a partire da piccole donazioni,  che ha consentito di raccogliere la somma di euro 12.460,00.

La Campagna era stata lanciata lo scorso 11 dicembre 2021 durante il collegamento on line con il progetto AFN in Libano quando nel dialogo con la referente Nicole Helou e la sua collaboratrice Maricris Devrel erano emerse le condizioni molto difficili della popolazione libanese a causa della crisi economica e le numerose necessità delle famiglie, bisognose di tutto, in primis generi alimentari. L’iniziativa ha puntato a sostenere le famiglie libanesi fornendo loro alimenti freschi ricchi di nutrienti per una alimentazione bilanciata quale presupposto per salvaguardare un buono stato di salute. Durante il periodo natalizio, numerose sono state le persone che “hanno aggiunto” ai regali sotto l’albero la cassetta della Salute per le famiglie libanesi cogliendo del Natale una dimensione autentica ed universale. “In tanti hanno aderito al progetto e sentito la spinta a dare a chi è nel bisogno – ci scrivono.- Nonostante il periodo di incertezza e di crisi, le famiglie non si sono lasciate scoraggiare e hanno risposto ai bisogni di questo territorio martoriato”.

Si sono svolte anche iniziative creative a sostegno della Campagna, come l’incontro svoltosi nella sala comunale della città di Parma, dove persone di diversa nazionalità si sono radunate con l’obiettivo di trascorrere una serata all’insegna dello storytelling in inglese che ponesse il focus su messaggi positivi e che ispirassero la costruzione della fratellanza universale e la realizzazione di buone prassi.

“Per me partecipare a questa iniziativa, ci scrive una famiglia, è significato sentirsi più fratelli  con coloro che vivono questo momento di crisi in Libano. In un momento in cui soffriamo per il sussistere di distanze fisiche per la pandemia,  mi ha consentito di sentirmi vicina a questa parte di umanità e dilatare il cuore”.

Giovanna Pieroni

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Studenti siciliani per il Myanmar

È nata in Sicilia un’azione per sostenere le popolazioni dell’ex Birmania, molte delle quali in fuga per la guerra che dura ormai da troppo tempo. Giovani delle scuole siciliane hanno voluto e continuano a dare il loro contributo per essere vicini alla sofferenza di questa gente.

Così è partita l’iniziativa “una candela per il Myanmar”, perché in quel martoriato Paese non mancano solo cibo e generi di prima necessità. Chi ha abbandonato la città spesso oltre ai beni primari, medicine e cibo, ha bisogno anche delle candele perché non c’è nessuna forma di illuminazione. Nel Paese manca l’energia elettrica e qualunque fonte energetica che possa consentire di vivere le ore più buie.

Nell’Istituto Superiore Curcio di Ispica è arrivata la proposta di una delle azioni previste da Living Peace, il progetto che punta a costruire una nuova cultura di pace, l’unica che possa rispettare e rispondere alle domande più vere e profonde di tutti e di ciascuno, nell’impervio cammino verso la fraternità universale. I progetti di Educazione alla Pace avviati in alcune scuole siciliane, che vedono come capofila il Liceo Galileo Galilei di Catania, sono approdati anche a Ispica e Rosolini.

A Ispica i ragazzi hanno avviato l’iniziativa “Una candela per il Myanmar” mettendo in vendita delle penne, del valore di un euro che riportano la scritta dedicata proprio all’azione di solidarietà internazionale. Ma l’azione non si ferma. Nei laboratori di scienza i ragazzi apprendono anche l’antica arte della realizzazione del “sapone di casa”, a base di olio di oliva, soda caustica e acqua che sono stati venduti destinando il ricavato proprio ai primi soccorsi per le popolazioni del Myanmar. All’iniziativa hanno preso parte anche alcuni gen 3, i ragazzi del Movimento dei Focolari. «I ragazzi si sono riuniti per preparare il sapone – spiega Carmela Muni – un’esperienza di condivisione che ha coinvolto anche gli adulti. In tutti c’è la gioia di donare». «L’iniziativa è nata dalla scuola – spiega Massimo Micieli, docente di Scienze all’Istituto Curcio – grazie alla sinergia con il Liceo Galilei di Catania ma si è allargata sempre di più. Abbiamo venduto il sapone davanti alla porta delle chiese. Tanti hanno voluto aderire e tanti ci hanno donato dell’olio per permetterci di produrre altro sapone: una catena virtuosa, l’amore che circola e che si intreccia producendo sinergie positive».

Questi oggetti stanno diventando pian piano il simbolo di una gara di generosità che si sta diffondendo anche a Catania e in altre città della Sicilia.

Melina Morana




Rotta balcanica: lanterne verdi a Pisa per i migranti

Un anno fa un numeroso gruppo della comunità focolarina di Pisa ha partecipato a un interessante incontro in modalità streaming promosso dal giornale Città Nuova sul dramma che migliaia di persone stavano vivendo ai confini dell’Europa, sulla rotta Balcanica: gelo, mancanza di tutto, ma soprattutto respingimenti anche violenti alle frontiere.

Potevamo come spesso succede rammaricarci e poi tornare alla nostra calda vita come niente fosse? Ci siamo accorti che attorno a noi in altri gruppi, associazioni, realtà pastorali sentivano la stessa urgenza. Ci siamo perciò più volte riuniti con le modalità permesse dalla pandemia, abbiamo creato il Coordinamento Provinciale per la Rotta Balcanica e cominciato a muoverci in due direzioni: la raccolta fondi e momenti di formazione/ informazione.

In quel momento serviva raccogliere soldi, che poi le organizzazioni a cui ci siamo affidati (Caritas e IpsiaAcli) avrebbero speso in loco per favorire anche l’economia locale: legna, indumenti, cibo… . Contemporaneamente abbiamo organizzato alcuni momenti formativi: con parlamentari europei, professori universitari, volontari, giornalisti per approfondire le questioni storiche e “strutturali” di ciò che stava e sta avvenendo.

In questi ultimi mesi ci siamo focalizzati su alcune azioni:

  • continuare la raccolta fondi per contribuire a Bijac, in Bosnia alla gestione di un “social corner”, luogo di accoglienza dentro il campo profughi dove le persone possono trovare amicizia, supporto psicologico, ma anche un tè caldo, oppure dove i bambini possono giocare, fare un po’ di compiti;
  • organizzare la possibilità per i giovani, con una adeguata preparazione, di andare “sul campo” nella prossima estate per dare un aiuto concreto ai volontari presenti;
  • portare nei consigli comunali della nostra Regione una mozione che abbiamo preparato, con relativa lettera di presentazione, per invitarli “ad intraprendere percorsi di conoscenza verso i Balcani, avviare possibili gemellaggi con le comunità di Bosnia Erzegovina, attivare percorsi di formazione ed educazione soprattutto nelle scuole e infine dare seguito a quanto disposto nel documento e trasmetterlo al Governo perché si faccia portavoce nei confronti degli altri Paesi europei per una nuova collaborazione sull’accoglienza dei profughi”;
  • Continuare localmente alla sensibilizzazione attraverso i nostri percorsi di formazione e informazione.

Mercoledì 5 gennaio abbiamo organizzato in un luogo di grande passaggio della città, una riuscitissima conferenza stampa che ha avuto eco anche su “Avvenire”, in cui illustrare e proporre l’iniziativa delle “lanterne verdi” in ogni casa, circolo, parrocchia, luogo di ritrovo; quelle lanterne verdi che al confine tra Polonia e Bielorussia sono diventate simbolo di accoglienza, solidarietà, fraternità.

Anche i Gen4 e le Gen4 hanno contribuito in un incontro del 6 gennaio a far vedere questa luce verde a tutti. Personalmente, la vigilia di Natale sono andata a “costruire” queste lanterne (barattoli di vetro rivestiti di carta velina verde!) con i ragazzi e le ragazze del campo Rom, vicino a Pisa. È stata un’esperienza per me molto bella e significativa che ha dato un valore ancora più forte al Natale.

Domenica 9 gennaio le abbiamo portate in una delle più grandi chiese di Pisa, dove anche la nostra comunità si è data appuntamento. Abbiamo presentato il coordinamento e le iniziative in programma, ma soprattutto ci sembra importante, con questi piccoli passi, contribuire a portare nella nostra città e nella nostra società quei valori di cui tutti abbiamo bisogno, perché, come ha scritto Papa  Francesco nella Fratelli tutti, “ Niente di questo mondo ci risulta indifferente”.

Rita Lucchi

 




On line il nuovo numero di “Casa Ismaele Magazine”

“Casa Ismaele Magazine” è un periodico a cura di Azione Famiglie Nuove.
La rivista semestrale racconta le storie e i sogni dei ragazzi ospitati, le attività e gli eventi organizzati, lo stile di operare e l’impegno dello staff e le reti sul territorio.

“Casa Ismaele” è un progetto SAI (Sistema Accoglienza Integrazione, nuova denominazione per gli Sprar) che accoglie minori stranieri non accompagnati, situato nel comune di Rogliano (CS)  e gestito in modo sinergico da Azione Famiglie Nuove, la cooperativa FoCo e la cooperativa MiFa.

Al momento sono 15 i ragazzi tutti provenienti da paesi diversi. Il lavoro che si svolge insieme a loro fa tesoro delle parole di Papa Francesco: “I migranti sono nostri fratelli e sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dalla ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta che equamente dovrebbero essere divise tra tutti”. Un lavoro – scrive Mariella Rende nell’editoriale della rivista – non sempre facile, ma essenziale per contribuire in maniera piccola a far sì che tutti i minori possano avere gli stessi diritti, primo tra tutti quello di essere accolti”.

https://www.afnonlus.org/il-magazine-di-casa-ismaele/

 

https://www.afnonlus.org/il-magazine-di-casa-ismaele/




Progetto accoglienza Afghanistan: un grazie ai sostenitori

I biglietti del trasporto pubblico, un maglione particolarmente caldo, la presenza costante del mediatore, i lavori per rendere abitabile una casa, ingredienti particolari per le ricette afghane. Tutto questo è possibile grazie alla rete di solidarietà che si è diffusa in Italia  questa estate in seguito alla crisi afghana. Si è pensato infatti di avviare un progetto di  solidarietà per l’accoglienza dei profughi. La risposta non si è fatta attendere e  in pochi giorni sono stati raccolti oltre 40.000 euro a cui si aggiungono alcune migliaia di euro che AMU sta raccogliendo per sostenere un progetto specifico nei pressi di Roma. Alla data odierna abbiamo in carico 16 persone, tra cui una giovane donna al settimo mese di gravidanza: il suo bambino nascerà qui e troverà una grande e calorosa comunità pronto ad accoglierlo.

Con queste poche righe desideriamo dire GRAZIE a tutti i sostenitori di questa iniziativa. Senza il vostro contributo fattivo non avremmo potuto sostenere chi è fuggito da guerra e persecuzione e qui non ha più nulla.

Grazie grazie grazie e auguri per il Santo Natale e per questo nuovo anno.

Movimento dei Focolari – Italia

Per informazioni e aggiornamenti sul progetto potete scrivere a umanitanuova.italia@gmail.com

I contributi possono essere versati su un apposito C/C del Movimento dei Focolari con la causale ACCOGLIENZA AFGHANISTAN:

CONTO CORRENTE su BANCA ETICA intestato a P.A.M.O.M:
IBAN IT13K0501803200000016932816
CAUSALE versamenti: ACCOGLIENZA AFGHANISTAN

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Cultura del dare: due città per un progetto comune

Montopoli in Val d’Arno e Torella dei Lombardi. Due paesi distanti, uno in provincia di Pisa, l’altro in Provincia di Avellino, ma uniti in un progetto comune.

Tutto è cominciato 20 anni fa quando Raffaele di Lorenzo ha inviato una lettera ai suoi concittadini spronando l’avvio del sostegno a distanza tramite Azione Famiglie Nuove di 50 bambini della favela di Recife (Brasile). Un luogo allora assolutamente malsano e disagiato, dove i minori vivevano in uno stato di degrado, senza servizi e la garanzia della tutela dei loro diritti.

“Siamo partiti con circa 300 famiglie poi abbiamo coinvolto istituzioni e associazioni, – afferma Raffaele Di Lorenzo. – Non neghiamo che con il tempo, abbiamo avuto difficoltà a mantenere l’impegno preso, così ci siamo inventati lotterie, cene e iniziative per diffondere la cultura del dare. In poche persone non è possibile sorreggere questi progetti, si deve chiedere aiuto e sensibilizzare chiunque. Per i bambini nostro futuro, non possiamo fermarci.”

In tutti questi anni, Raffaele insieme alla Associazione Culturale Capannese (ASCA) di cui è Presidente e i comuni di Montopoli e di Torella non si sono mai fermati, sono andati avanti nonostante le sfide e le difficoltà per mantenere l’impegno nella cooperazione e questi bambini sono ormai giovani con un futuro, anche grazie al loro contributo.  Oggi la favela è la comunità dell’Isola di Santa Terezinha dove la popolazione usufruisce di illuminazione, strade, fognature, un centro medico ed centro educativo dell’AACA.  (clicca qui per conoscere IL PROGETTO SAD)

In segno di riconoscimento per questa collaborazione l’Associazione Azione Famiglie Nuove, sabato 20 novembre ha conferito una pergamena di ringraziamento ed elogio all’amministrazione comunale di Montopoli in Val d’ Arno e Torella dei Lombardi. L’evento a cui anche la stampa locale ha dato visibilità (clicca qui) si è inserito nell’ambito della 16ma edizione del Premio Letterario Renato Fucini , tenutasi presso il Cinema Teatro Nuovo Don Terreni a Montopoli in Val d’Arno. Gli elaborati artistici (poesie e racconti) sono stati raccolti in un’antologia che può essere acquistata sempre a sostegno dei bambini dell’Isola di Santa Terezinha.

La “cultura del dare” in antitesi con la “cultura dell’avere” e dello scarto fondandosi sulla realtà della comunione, non è assistenzialismo, ma si apre all’altro nel rispetto della sua dignità e lo considera capace di dare a sua volta, all’insegna della reciprocità. Ne è vitale testimonianza la diretta con i bambini e lo staff del progetto dell’ Isola Santa Terezinha in Brasile. Uno dei momenti più toccanti della serata, durante la quale Lenira (segretaria) Jose Claudio (coordinatore) e Maria Jose (Presidente) dell’AACA, partner locale di Azione Famiglie Nuove, hanno espresso  la loro riconoscenza e il sincero legame di fratellanza costruito nel tempo. D’altra parte il coro di chi ha preso parte all’iniziativa in questi anni comunica una pari gratitudine per l’arricchimento scaturito con questa esperienza di valore.

“La nostra collaborazione è nata come un semplice lavoro, come ne capitano molti. Ci era stato chiesto di realizzare degli Attestati di partecipazione per il Concorso Letterario.– Racconta Manuela titolare dell’azienda del Rag. Marinai & C. S.A.S. – Da lì, anno dopo anno evento dopo evento, è cresciuto il rapporto di stima e amicizia con i membri dell’Associazione portandoci a contribuire con convinzione alle attività per aiutare, nel nostro piccolo, agli alti scopi che l’Associazione stessa si pone”.

“Bisogna essere proattivi e non dire va tutto male e poi non fare niente per cambiare. Quando si fa qualcosa col cuore avrà sempre un ritorno positivo”.  – Afferma Francesca Frediani della Fattoria Varramista di Castelbosco (Montopoli) che collabora nell’offrire oggetti Premio come confezioni di vino della loro produzione e nel diffondere biglietti della lotteria.

Anche la Pescheria L’Era Glaciale e l’Alimentari Nencioni aderiscono al progetto, in particolare contribuiscono alla cena annuale che viene fatta sulla piazza principale di Capanne, a cui di solito partecipano centinaia di persone: “Noi offriamo gratuitamente la materia prima e siamo anche felicissimi di servire a tavola. Si può toccare con mano che le offerte vanno direttamente a buon fine, come testimoniano i numerosi contatti diretti con i bambini sostenuti”.

L’entusiasmo è contagioso. Chiunque si lascia coinvolgere diventa protagonista in questa azione collettiva. “La mia decisione di aderire non è tardata nemmeno un attimo, – afferma il Luogotenente Pio D’Addio in servizio presso la Stazione Carabinieri San Romano che aderisce al progetto sin dal 2000. – Ho sempre dato il mio modesto apporto per la bontà dell’operazione, la serietà delle persone con dati di fatto concreti, che chiunque può andare a verificare”.

Per Giacomo Martelli, presidente ACLI Regione Toscana, questa azione è un esempio di raccolta fondi in cui per grandissima parte sono devoluti in beneficenza. Viene ridistribuito benessere partendo dal basso: “L’impressione è che l’associazionismo di questo tipo sia un bene prezioso per la nostra società, per la nostra regione e per le comunità locali”.

Questo impegno di lungo periodo da parte dell’amministrazione comunale di Montopoli in val d’Arno per i bambini e le bambine del progetto di AFN in Brasile va al di là dei sindaci e coinvolge un’intera comunità:  “Questa iniziativa che ci coinvolge ormai da vent’anni non fa altro che rafforzare il nostro spirito di appartenenza e la nostra voglia di fare del bene, con sempre maggior impegno e dedizione. Per Montopoli e i montopolesi, la solidarietà non conosce confini. – Dichiara il sindaco, Giovanni Capecchi – Anche se dal Brasile ci dividono migliaia e migliaia di chilometri, non possiamo rinunciare alla chiamata di questi giovani alla ricerca di un futuro migliore in un ambiente complicato… La solidarietà tra cittadini e cittadine ha reso ancor più coesa la nostra comunità, continuamente impegnata nel non lasciare indietro nessuno”.

Un’esperienza davvero toccante assistere ai miracoli della trasformazione sulle persone e sulle comunità che compie la cultura del dare. “Vedere un paese intero coinvolto in un’esperienza di solidarietà così seriamente, afferma  Rosa Romano (Ufficio Sostegno a distanza AFN ), che insieme al Vicepresidente Francesco Mandalari e Lucy Pastana (AFN Firenze) erano presenti all’evento in rappresentanza dell’Associazione Azione Famiglie Nuove, ci fa capire quanto sia importante continuare ad operare quotidianamente con “umanità”, avendo sempre davanti il nostro obiettivo: la fraternità”.

Giovanna Pieroni




Focolari e migranti: l’esperienza della comunità di Trieste

“Il nostro obiettivo è far trovare loro l’affetto. Tanti mi dicono: ‘Sei come la mia mamma’, io rispondo che potrei essere anche la nonna! Diamo il calore della famiglia a chi ha vissuto la sofferenza, non c’è nulla di più ammirevole”. Così racconta Giovanna Luglio che con altre amiche, dal settembre del 2015, sostengono i migranti nella zona del triestino. Sono un gruppo di circa 6 persona della comunità dei Focolari di Trieste, che hanno deciso di unirsi alla causa dopo la sollecitazione di papa Francesco ad aprire non solo i cuori, ma anche le strutture. Tante le donazioni che arrivano alla comunità per chi viene accolto. Tra i nuovi progetti: collaborare con una struttura della Caritas per le ragazze madri.

La loro esperienza inizia grazie alla Caritas di Trieste, che affida loro un servizio presso la “Casa di Accoglienza Teresiano”. Qui vengono ospitati circa un’ottantina di profughi provenienti dal Pakistan, Afghanistan, Egitto, Camerun, Nigeria, Kosovo, Croazia, Romania…

Alcune persone, come quelle di etnia rom, in genere si fermano per poco tempo, ma vengono aiutate al pari degli altri. La struttura ha un piano in cui risiedevano solo famiglie. È qui che il gruppo inizia a dare il proprio contributo un giorno ogni settimana, stando con i bambini nel doposcuola, tenendo corsi di italiano per i genitori e attività ricreative.

Nel marzo del 2020 la casa viene chiusa per il Covid a tutti gli esterni, tranne che agli operatori della Caritas. Le famiglie vengono dislocate in altre strutture e la casa viene poi adibita solo all’accoglienza di profughi uomini. “Il nostro impegno però è continuato,- spiega Giovanna – ritrovandoci all’aperto, spesso al giardino pubblico di Trieste. Molti rapporti si sono mantenuti, alcuni anche evoluti in amicizia e reciprocità. Ora sono le famiglie, integrate nel tessuto sociale di Trieste, a chiamarci”.

Giovanna racconta di una donna di 34 anni originaria del Kosovo, con 5 figli: “L’abbiamo accompagnata in ospedale quando doveva partorire. È stata una delle prime famiglie che abbiamo conosciuto”. Questa ragazza era un’adolescente durante la guerra nei Balcani. Ha vissuto episodi spiacevoli, il padre ha subito persecuzioni così sono fuggiti in Italia. Lei, confidandosi con le sue nuove amiche, ha raccontato di aver scoperto che in classe dei figli ci fossero bambini di origine serba. Era rigida nei confronti di quelle famiglie, ma poi con il tempo le ha conosciute e si è trovata bene. Non ha avuto più remore verso di loro. Questo episodio fa riflettere su quanto sia possibile una convivenza pacifica. Ci sono però situazioni in cui il processo di integrazione fa difficoltà. A volte i giovani vogliono ritornare nel loro paese d’origine, altre volte le famiglie partono per l’estero senza preavviso. Un episodio spiacevole è avvenuto quando la comunità, dopo aver deciso di sostenere un nucleo famigliare attraverso l’Associazione Famiglie Nuove, ha trovato l’appartamento per la famiglia solo al quinto tentativo perché i proprietari, vedendo che erano di colore, si tiravano indietro”.

Tanti gli episodi che Giovanna e le amiche rivivono con gioia, molti più di quelli negativi. Ad esempio i doni che consegnano ai bambini durante la festa di San Nicolò, o le torte del Teresiano per i compleanni. Ancora il primo maggio, dedicato a delle gite. Altro momento di aggregazione è la giornata dei poveri, istituita da papa Francesco e rinominata dalla comunità “festa dell’amicizia” o “castagnata”, perché cade in pieno autunno. “Abbiamo sempre organizzato un pranzo di 80 persone circa… Riscuote molta partecipazione, è un momento di unità e vicinanza”, spiega Giovanna con un sorriso.

Miriana Dante

 




Focolari e migranti: Cooperativa “Una Città Non Basta”

Gianni Caucci, imprenditore appassionato di musica, dirigeva il coro della parrocchia quando ha deciso con i componenti di allargare i rapporti positivi che si erano creati tra loro alla comunità circostante. Nel tempo si sono avvicinati agli altri, venendo a conoscenza di tante situazioni diverse, anche di grandi difficoltà economiche, così hanno iniziato a raccogliere beni, cibo, soldi e tempo, per donarli a chi ne aveva bisogno.

Si è creata una rete che è diventata un’associazione di volontariato chiamata “Una città non basta Onlus”, allargatasi sempre di più fino a far nascere l’esigenza di rendere un “servizio” più concreto alla comunità e avere una soddisfazione personale, visto che bisognava dedicargli sempre più tempo e aumentavano le richieste di aiuto e sostegno.

Nasce quindi la Cooperativa “Una Città Non Basta impresa sociale”, in cui ora lavorano operatori come psicologi, assistenti sociali, operai, muratori e avvocati. Infatti, oltre alla necessità di figure professionali per gestire situazioni delicate, un aiuto importante arriva dall’ambito lavorativo, che dona agli assistiti dignità e libertà.

La Presidente, Maria Rosaria Calderone, si dedica interamente alla Cooperativa, che ha una sede a Marino, dove si coordinano tutte le attività ed è attivo il  PIS (Pronto intervento Sociale), servizio per senza fissa dimora nei Comuni di Marino e Ciampino, con accoglienza serale/notturna insieme ad un N. Verde per l’aiuto e l’assistenza  Sociale.  Altra sede sul territorio è a Velletri, un edificio che apparteneva al Don Orione, diventata casa per famiglie migranti da dieci anni. Inoltre “Una Città non Basta” ha dato impulso ad un ulteriore progetto, ristrutturando una casa che verrà adibita all’accoglienza di donne vittime di violenza, a seguito di un bando indetto dal comune di Roma, vinto dalla cooperativa che tuttavia è stata l’unica ad aderire.

L’accoglienza è verso tutti coloro che sono emarginati, come ex tossicodipendenti in buone condizioni fisiche e mentali che ancora non vengono ufficialmente accettati dalla società. La Cooperativa affianca e sostiene le persone, diventando molto importante per le vite che incontra. Una signora che si trovava in grandi difficoltà, racconta Gianni Caucci, gli disse che nessuno nell’ultimo periodo l’aveva cercata, neanche i suoi familiari, se non le persone della Cooperativa.

Una famiglia afgana numerosa è accolta a Marino. Tra i componenti un bambino a cui Gianni ha aggiustato la macchinina telecomandata, che è arrivato in Italia con la mamma e la sorella tramite i ponti aerei del 30 agosto 2021. Con tante altre persone accolte, stanno imparando la lingua grazie al lavoro di docenti volontari che si recano periodicamente al centro. Si cerca di capire quali siano i sogni, i desideri e le capacità di queste persone, in modo che possano un giorno uscire dai centri di accoglienza e rendersi indipendenti.

Non avendo scelto di venire in Italia, a volte mostrano difficoltà nell’accettare la loro situazione. Una ragazza accolta dalla cooperativa continua ad avere il desiderio di tornare nel paese di origine, forse perché ha lasciato degli affetti quando è partita, sebbene la situazione sia molto complicata.

Altro episodio di cui ci rende partecipi Gianni: un giorno Maria Rosaria è entrata in ufficio lamentando che i bambini accolti avevano bisogno di giubbotti. Dopo qualche remora presentata dalla contabile, che le mostrava i pochi fondi a disposizione, comunque comprarono queste giacche, per una spesa di circa trecento euro. Il caso ha voluto che tornate in sede, alla visualizzazione dell’estratto conto, avessero ricevuto una serie di bonifici di una somma più o meno corrispondente a quella spesa, fatti da persone che liberamente donano per sostenere i progetti.

Far funzionare la Cooperativa è un lavoro impegnativo, portato avanti con fatica e speranza per il futuro. Gianni Caucci racconta come si sia ispirato al pensiero di Chiara Lubich: rendere concreto l’amore. Dopo la sua morte si è sentito in dovere di agire: “Forse non sono la persona più adatta a esprimere il pensiero di Chiara a parole, ma sento il dovere di provare a metterlo in pratica, per quanto ho ricevuto nella vita”. Ha parlato della libertà di esprimersi, di donare ed essere ricambiati: “Anche un caffè può essere mezzo di felicità e relazione, oltre che un segno di parità, se è un dono”.

Sia Gianni Caucci che Maria Rosaria Calderone hanno insistito sul tema dell’integrazione, sotto una prospettiva capovolta: dobbiamo pensare non solo alle persone che vengono accolte ma anche a chi accoglie. Non si è sempre pronti al diverso, anzi se ne ha paura, è importante perciò creare dei ponti tra le comunità locali e le realtà di accoglienza, mettendo in relazione le persone nella quotidianità.

Lavorare nella cooperativa dà soddisfazione e gioia, proprio in virtù dei legami che si creano. I volontari insieme ai lavoratori sono sempre in fermento, impegnati e totalmente dediti alla loro attività. Gianni Caucci, persona molto gioviale, aperta e desiderosa di raccontarmi le vicende della Cooperativa, non nasconde che ci possano essere degli scontri perché si è di culture diverse, si vive in tanti e insieme. L’importante è confrontarsi per cercare di raggiungere un “sentire” comune. Così conclude, mentre beviamo un caffè.

Miriana Dante

SITO WEB UNA CITTA’ NON BASTA

SITO COOPERATIVA




Come un’unica famiglia, al di là del mare

L’impegno di Lorenza, un’infermiera in pensione e della comunità del Trentino a sostegno dei progetti di AFN in Libano e Siria non si arresta nonostante la pandemia. L’ultima recente iniziativa è la raccolta dei fiori di Sambuco.

«Nel nostro territorio, a Rovereto, ci sono persone di provenienza araba. Vivendo vicino a queste famiglie mi sono resa conto delle difficoltà che incontrano ogni giorno, non avendo padronanza della lingua italiana. Le affianco, ad esempio, nella prenotazione di un esame specialistico, nel leggere i referti online, nell’iscrizione dei figli a scuola, nel custodire i bambini quando c’è la necessità se nonne e zie sono rimaste nei Paesi d’origine… Le varie persone con cui sono in contatto sono contente di poter aiutare chi ha bisogno e così condividiamo le necessità di tutti. Una famiglia siriana arrivata in città attraverso i corridoi umanitari ad esempio cercava uno stenditoio e una borsa carrello per la spesa. Ho scritto queste richieste sul gruppo Whats’App e già la sera ho potuto consegnare tali cose, con sorpresa degli amici. Sto facendo questa esperienza, che Dio interviene nella vita di ognuno, dando una risposta attraverso la vicinanza dei fratelli.

Con amici del Trentino seguivamo le vicende del popolo siriano sul sito di AFN e quello di  AMU. Ci chiedevamo cosa potevamo fare per aiutare concretamente in questa situazione veramente drammatica. Da qualche anno organizziamo delle cene per fare qualcosa di concreto per quel popolo così provato, cene che non solo permettevano di raccogliere denaro per i progetti ma erano anche un’occasione per stare insieme e coinvolgere persone cristiane e  musulmane. Ricordo alcune signore arabe che hanno dato un contributo, preparando vassoi con i dolci tipici del loro paese. Ho cominciato a dialogare con loro e  farmi vicina alla sofferenza di questa comunità di siriani musulmani.

Ultimamente sul sito di AFN è stata pubblicata una lettera di Robert Chilaud (referente progetto in Siria)  venuto a Trento qualche mese fa e con cui avevamo fatto in precedenza un incontro attraverso la modalità on line.

Quando ho letto la lettera di Robert che raccontava della situazione attuale in Siria e che umilmente chiedeva aiuto, mi ha colpito quando diceva che la gente sta perdendo speranza, forza, ma, lui faceva un esempio di un momento dove la Provvidenza aveva risollevato e ridato coraggio a una persona.

Non abbiamo potuto più fare le cene in questi due anni però anche l’estate scorsa un bel gruppo di famiglie si è ritrovato in Valle di Non per il quarto anno consecutivo per l’operazione “Succo di mela solidale” grazie al supporto del Consorzio Melinda che ha donato le mele per la produzione di ottimi succhi, venduti poi per sostenere i progetti in Siria. Ora era urgente pensare a qualcos’altro.

Così ci è venuto in mente  di realizzare e proporre ai conoscenti lo sciroppo di sambuco, una bevanda rinfrescante molto apprezzata in Trentino durante l’estate. Una ditta locale venendo a sapere  che l’iniziativa era per un’opera di solidarietà, ha pensato di fare questo lavoro gratuitamente. Noi paghiamo le bottiglie e ci attrezziamo per la raccolta dei fiori di questa pianta che nasce spontanea lungo il fiume Adige e nelle campagne.

Una prima raccolta l’abbiamo fatta  con una ventina di persone la settimana scorsa nella nostra valle e altrettante  persone in una zona sopra Trento. La ditta ci aveva chiesto almeno 10 kg di fiori per la produzione ma io non avrei scommesso neanche un caffè che avremmo potuto raccogliere questa quantità perché la fioritura era indietro. Quando abbiamo pesato le borse di carta dove li abbiamo disposti, erano in tutto 32 kg! Tra due settimane sarà completa anche la fioritura nei boschi submontani ed allora faremo un’altra raccolta. Ognuno di noi si farà promotore della vendita dello sciroppo di sambuco tra i propri conoscenti dato che ancora al momento non possiamo fare banchetti e il ricavato sarà destinato all’ Emergenza in Siria».

Giovanna Pieroni

Leggi l’articolo completo sul sito di AFN ONLUS




Una boutique per le detenute

La Boutique, attiva dall’aprile 2011, garantisce alle donne, soprattutto a
quelle che non possono contare sull’aiuto dei familiari, di riceve generi di prima
necessità.

La casa circondariale femminile di Pozzuoli è un edificio risalente storicamente al quindicesimo secolo, quando l’intero complesso era un convento fondato dai frati minori. Nel 900 fu trasformato in manicomio criminale femminile e, infine, in carcere nel corso degli anni ottanta. Oggi è una struttura di detenzione tra le più sovraffollate d’Italia.

Maria Clara si traferisce di abitazione nei pressi dell’Istituto e dalla sua casa riesce a sentire il grido di dolore che arriva dalle finestre sbarrate. Si fa promotrice di una iniziativa mettendo insieme un numeroso gruppo di persone dei Focolari che, insieme con la Caritas diocesana e con altri Movimenti (Rinnovamento dello Spirito,  Gioventù francescana, ecc.), si attiva  per portare avanti un’esperienza non facile, che porta ad affinare, nel segno della misericordia, ogni gesto e parola per essere davvero quella vicinanza d’amore che quel mondo aspetta. Ognuno diventa sempre più consapevole che non va lì per giudicare, assolvere, o fare assistenzialismo ma soltanto per amare, puntando alla ricostruzione della persona. Ed è forse per questo atteggiamento che ben presto si vede  emergere in ciascuna il  lato positivo.

“Quando uscirò da qui voglio essere una persona nuova”, confida una di loro. E un’altra: “Adesso che so cosa vuol dire essere cristiana, voglio vivere secondo il Vangelo, amando le mie compagne di cella, anche se mi rendono la vita impossibile”. Questo fluire di luce e di grazia è il frutto di una continua attenzione ai bisogni delle detenute, sostenendole nel ritrovare la propria dignità in una discreta e perseverante testimonianza di vivere il Vangelo. È chiedere e ottenere il permesso dalla direzione del carcere di organizzare, nella Casa famiglia “Donna Nuova” che ospita donne a regime di detenzione alternativo, tutta una serie di laboratori di educazione sanitaria, corsi di cucina, yoga, cucito, ecc.

Una delle necessità delle detenute – non detta, ma subito rilevata – è la cura della propria immagine. Ed è così che è nata la “Boutique rosa”, un luogo ospitale all’interno del carcere,  in netto contrasto con il grigiore e l’austerità delle celle, dipinto di rosa e arredato con mensole e tende colorate, ed offre un ambiente adatto ad un’accoglienza calda e familiare, un punto in cui le recluse, spesso abbandonate o lontane dalla propria famiglia, settimanalmente possono ricevere prodotti per l’igiene e la cura della persona, vestiario, biancheria, ecc. . Tutto ciò che serve per migliorare il look ed aumentare la propria autostima. E intanto si ascoltano le loro difficoltà con le altre detenute o con gli agenti, si dà conforto al loro dispiacere di non potersi occupare dei figli a casa, costruendo rapporti sempre più stretti. È anche l’occasione per condividere piccole o grandi gioie, come ad esempio uno sconto di pena, una visita inattesa, i passi fatti nel ricominciare, dopo aver compreso in profondità  il danno provocato alla vittima.

Tante di loro sono di etnie e culture diverse e appartengono a varie Chiese cristiane o ad altre religioni. Una donna ortodossa, che nella settimana di preghiere per l’unità dei cristiani ha voluto partecipare con un suo canto-preghiera, dopo, piangendo, ha detto che offriva l’immenso dolore della detenzione per l’unità delle Chiese. Siamo poi andati a Napoli a conoscere il marito e i cinque figli, portando loro degli aiuti.

Abbiamo condiviso questa esperienza con alcune conoscenti appartenenti alla Chiesa Pentecostale e alla Chiesa Battista, proponendo loro di venire anch’esse in carcere per aiutare nella “Boutique rosa”. Non aspettavano altro! La loro presenza è una grande ricchezza per tutti noi. Insieme prepariamo tanti momenti di famiglia, di festa, come a Natale. Dopo “la festa dei poveri”, la responsabile degli agenti carcerari disse: “La vostra unità è una bella testimonianza anche per tutti noi che lavoriamo qui, spesso in “lotta” tra noi”. Inoltre, grazie  ad esse, i rapporti con le detenute di Chiese diverse diventano sempre più stretti e, talvolta, continuano anche quando escono dal carcere.

Testimonianza presentata da Irene Loffredo al Convegno di “Insieme per l’Europa”, 9 maggio 2021, Carismi e profezie al servizio di un’Europa solidale.

 

 




Progetto Ambiente Accessibile, Società Inclusiva

Il progetto intende contribuire alla diffusione di una cultura dell’accessibilità dell’ambiente.
L’idea di un ambiente accessibile non può più essere confinata nell’utopia. Oggi, all’alba del terzo millennio, questo sogno deve diventare realtà: è un prerequisito per la realizzazione di una società inclusiva.

La prima fase del Progetto (visita il sito) prevede la ricerca e la raccolta in varie parti del mondo di esperienze nate da persone con disabilità, o da persone coinvolte nella disabilità a vari livelli, che oltre a risolvere determinati specifici problemi sono anche riuscite a depositare un “seme di mondo unito” nel proprio ambiente, segnando un passo di sviluppo verso una comunità più inclusiva.
Queste esperienze costituiranno il filo conduttore di quattro Seminari online internazionali, aperti al pubblico, che si svolgeranno nella prima parte del 2021 in date che verranno comunicate per tempo.

  • Scarica il modello di segnalazione delle esperienze da inviare entro il 28 febbraio 2021

Per informazioni e contatti
Segreteria del progetto:
Renzo Andrich (Belluno, Italia) renzo@andrich.cloud
Rita Bersch (Porto Alegre RS, Brasile) rita@assistiva.com.br

Sito Web
Sito Progetto Mondo Unito

 

 




Bando Premio Chiara Lubich per la fraternità 2020/2021

PREMESSA

Il 4 Dicembre 2008 nasce a Rocca di Papa (Roma) l’Associazione “Città per la Fraternità”.

L’Associazione vuole essere un’esperienza di dialogo e confronto ed una rete tra Comuni ed altri Enti Locali che intendono promuovere, nell’ambito del più vasto e complesso lavoro di tipo politico-amministrativo, un laboratorio permanente di esperienze positive da mettere in rete e moltiplicare, dove vengano in rilievo la pace, i diritti umani, la giustizia sociale e specialmente la fraternità universale.

Vi possono aderire Comuni italiani di ogni dimensione. In qualità di membri onorari, possono richiedere l’iscrizione anche Comuni e municipalità di ogni parte del mondo. Altresì possono richiedere l’iscrizione anche altri Enti Locali quali Province e Regioni.

L’Associazione Città per la Fraternità vuole essere innanzitutto un punto di riferimento, autonomo ed indipendente, una “rete”; non una semplice organizzazione, ma luogo agile e flessibile di idee, verifica e progettazione comune.

L’Associazione vuole favorire la conoscenza reciproca, lo scambio di informazioni e lo sviluppo della collaborazione tra quanti intendono lavorare per la fraternità.

L’Associazione vuole essere anche luogo d’unità, dove l’insieme delle città per la fraternità possa definire un programma di attività e un’agenda comune, attivare e alimentare processi, non solo realizzare eventi.

L’articolo 4 dello Statuto dell’Associazione riferisce l’istituzione del Premio internazionale “Chiara Lubich per la fraternità”. Il Premio verrà selezionato da una giura composta dal Comitato dei Garanti, organo dell’Associazione, e da eventuali altri esperti individuati annualmente dal Presidente dell’Associazione, e consegnata in data e luogo da destinarsi, nel corso della Giornata Nazionale.

 

REGOLAMENTO DEL PREMIO

Art. 1

Il premio

Il Premio, consistente in una originale scultura artistica raffigurante un simbolo di fraternità, è assegnato ad un Ente Locale (o a più amministrazioni che presentino un progetto unico, individuandone, comunque, uno capofila), valutando l’attuazione di un progetto che, lungo il suo ciclo di vita, rappresenti la declinazione di uno o più aspetti del principio della fraternità applicato alle politiche pubbliche, realizzato in sinergia tra Amministrazione Comunale, Comunità locale e società civile organizzata (associazioni, gruppi, comitati, ecc.) con ricadute in tali realtà.

Il progetto può essere presentato con:

  1. a) elaborati di testo
  2. b) elaborati ipertestuali e/o multimediali
  3. c) elaborati audiovisivi

Riconoscimenti Speciali o Menzioni D’onore

La giuria potrà attribuire uno o più riconoscimenti speciali e/o menzioni d’onore ad altri progetti che si siano particolarmente distinti come esperienze di fraternità universale nella comunità cittadina.

Art. 2

Partecipanti e caratteristiche

Al concorso possono partecipare Enti Locali (Province, Regioni, Comunità Montane, ecc.) italiani e di qualunque altra parte del mondo e dimensione.

Sono ammesse anche candidature provenienti da Enti Locali, Organismi o persone singole che segnalassero Amm.ni territoriali.

Progetti e iniziative possono concorrere se:

  • Istituiscono e/o diffondono, nel territorio principalmente locale, ma anche nazionale e internazionale, pratiche di fraternità universale secondo le diverse accezioni di tale principio ed in particolare, in questa edizione, nel settore sanitario e socio-assistenziale.
  • Stimolano i cittadini a impegnarsi per il bene comune e a partecipare alla vita della comunità civile.
  • Favoriscono la crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva.

In quest’anno segnato dalla Pandemia, il progetto deve essere rappresentativo di questa particolare situazione dove sia centrale il principio della fraternità universale.

Le segnalazioni possono arrivare da Amministrazioni pubbliche, ma anche da Soggetti sociali, economici, culturali, ed ancora da cittadini singoli o associati sia via mail associazionecittafraternita@gmail.com; info@cittaperlafraternita.org sia via WhatsApp ai numeri 3404182127; 3474573988 entro e non oltre il 27 febbraio 2021

Art. 3

La giuria

Tra le segnalazioni pervenute, la giuria, composta dai membri del Comitato dei Garanti dell’Associazione, e da eventuali altri esperti individuati annualmente dal Presidente dell’Associazione, sceglierà il miglior progetto.

La decisione della giuria è inappellabile e insindacabile dai partecipanti, che ne accetteranno senza condizioni i contenuti.

Ai vincitori sarà data comunicazione ufficiale via posta e/o posta elettronica, con anticipazione per via telefonica.

Art. 4

Proclamazione dei vincitori e premiazione

I vincitori saranno proclamati in un evento streaming, presumibilmente nel mese di marzo 2021.

Art. 5

Modifiche al regolamento

La presidenza dell’Associazione si riserva il diritto di integrare il presente regolamento.

Per ogni informazione, contattare la segreteria organizzativa ai numeri: 3474573988; 3404182127 o per e-mail: associazionecittafraternita@gmail.com info@cittaperlafraternita.org