Vaccini: oltre le scelte di campo

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Ci sono sempre delle ragioni dietro le scelte che ciascuno compie nella sua quotidianità, ragioni dovute a fattori culturali, familiari, personali. Il dibattito sulla pandemia ha suscitato a volte profonde lacerazioni all’interno delle stesse famiglie, comunità, luoghi di lavoro, gruppi di amici. Un tema importante è stato il fatto di decidere se vaccinarsi o meno e tutti noi siamo stati immersi nella burrasca che ne è venuta fuori.
Presentiamo la testimonianza di Cristina, medico, favorevole alla vaccinazione, che ha però puntato prima di tutto al dialogo con Laura, un’altra collega medico, contraria all’obbligo vaccinale,  riscoprendo l’importanza di vivere prima di tutto per costruire percorsi di fraternità.
«Sono un medico e mi sono vaccinata non solo per proteggere la mia persona ma anche la mia famiglia nei suoi componenti a rischio. Confesso che ho fatto fatica ad accettare chi rifiutava di vaccinarsi, non mi sembrava concepibile che molte persone potessero rinunciare alla possibilità di mettere in sicurezza la propria salute. Man mano mi rendevo conto però che stavo erigendo un muro tra me e gli altri, tra me e i miei amici, i miei familiari. Mi sembrava impossibile dividersi, discutere e sentivo di tradire anche tutti i miei ideali di vita. Ho pensato che potevo fare qualcosa e così ho preso contatto con Laura, anche lei medico, della mia stessa comunità dei Focolari, ma di opinione diversa dalla mia, la quale, giorni prima, mi aveva invitata a seguire online un convegno scientifico con esperti che riportavano molti dati, alternativi a quelli ufficiali, e chiedevano un confronto sul tema dell’obbligo vaccinale, non condividendolo, convegno che però non avevo ritenuto di ascoltare, se non  inizialmente.
Ci siamo quindi risentite ed abbiamo iniziato a parlarci, a raccontarci le nostre scelte, ho ascoltato il suo vissuto con un ascolto sincero e senza pregiudizi. Anche lei, come me, si sentiva schiacciata da questa situazione, dal dolore e dalle difficoltà nell’ambiente di lavoro, dal rischio di essere sospesa, come tanti altri colleghi, solo per non ritenere giusto un obbligo vaccinale per sé (portatrice di patologia congenita a rischio e per giunta già guarita dal covid due volte), e per altri, in particolare per i giovani.
È stato per noi un momento prezioso, le barriere in me erano cadute e abbiamo così potuto scambiarci serenamente alcune informazioni scientifiche, accogliendo ciascuna quanto poteva essere utile per continuare a svolgere il nostro lavoro. Sentivo una grande pace dentro di me, l’importante era continuare ad amare, a volersi bene al di là delle convinzioni personali».
A cura di Patrizia Mazzola
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3 Commenti

  1. Buongiorno, mi è stato inviato da un’amica questo articolo , purtroppo non ho avuto un’impressione positiva, lodevole l’impegno personale di cercare il dialogo ma siamo ancora alla favoletta…. e vissero tutti felici e contenti, MOLTO lontani dalla realtà di emarginazione e odio che da due anni dilaga, con la complicità dei mezzi di (dis)informazione.
    Credo che gli eventi in questi due anni abbiano decisamente superato lo step del dibattito sul diritto di scelta in tema di vaccino.. siamo ormai alla rivendicazione di diritti costituzionali negati e su questo non credo necessario soffermarmi.
    In tutto questo città nuova purtroppo è ancora una volta assente

  2. Carissimi,sono una volontaria del Friuli Venezia giulia e prima gen 3 e gen 2. Vivo questa situazione con estremo dolore. Ho deciso, dopo attente documentazione, di non vaccinarmi. Ho trovato l’articolo un po’ “parziale” , voce solo di una parte del pensiero, e non dell’altra. Mi sarei aspettata anche il punto di vista di Laura. Non siamo giunti a un vero ascolto e ciò mi dispiace.
    Da non vaccinata, ho avuto esperienze davvero importanti con tutta la parte di persone (del movimento e non) che si trovano nella mia stessa condizione o che la condividono. Aspetto possibilità di una condivisione vera ed approfondita. Cordialmente Amadio Roberta

    • Condivido! Il punto di vista implicito è quello di chi è vaccinato e fa il suo passo perché “capiamoli, va’…”
      Il dialogo vero, a mio parere, è ben altra cosa. Ma ci vuole spessore umano, per farlo…capisco che non tutti lo possiamo avere, ma dobbiamo formarci seriamente.
      Mi ha sorpreso, comunque, positivamente l’averci provato! Mi è sembrato un primo passo importante.

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