In punta di piedi

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Accompagnando dei separati

di Fiorella e Giovanni Gravina

Fonte: Ekklesía n.14 (2022/1)

In punta di piedi

«La separazione è come una bomba che esplode in una casa: sconvolge tutto; ciò che per anni hai costruito con sacrificio, pazienza e amore, crolla tutto insieme; tutto è sfasciato, nulla rimane al proprio posto, non sai più da che parte incominciare». (1) A descrivere così l’esperienza della separazione è una persona separata. Il suo dolore, e quello di tanti altri, ci ha coinvolti profondamente e ci ha portati a intraprendere un percorso di accompagnamento di chi vive sulla propria pelle questa realtà.

Gli inizi di un percorso

Un giorno di quasi nove anni fa abbiamo cenato insieme a una nostra amica separata. Durante la cena, ci ha aperto il cuore parlandoci del dolore di aver fallito il suo progetto di famiglia e del senso di colpa per non essere riuscita a salvare il suo matrimonio. Il marito aveva ormai un’altra relazione stabile e lei non si rassegnava a credere che non ci fosse più nulla da fare.

Siamo rimasti con lei fino a tarda sera, ascoltandola e consolandola. Il giorno seguente era domenica e alla Messa tutti e due, ognuno per proprio conto, abbiamo pregato per l’amica e davanti a Gesù Eucaristia abbiamo sentito il desiderio di svolgere in qualche modo un servizio per i separati. Alcuni mesi dopo aver condiviso questa nostra disponibilità, ci è stato proposto un corso di formazione organizzato dalla diocesi di Roma. È così che abbiamo iniziato.

Un grande aiuto è stato per noi conoscere il padre gesuita Paolo Bachelet che, ormai ultraottantenne, era tra i fondatori e il principale animatore a Roma del Movimento famiglie separate cristiane. Nei nostri incontri regolari, lui ci sosteneva e ci consigliava facendoci partecipi delle sue riflessioni. Padre Bachelet ci ha aiutati a capire che la nostra poteva essere un’accoglienza totale, di grande apertura verso tutti i separati, anche quelli che avevano intrapreso nuove unioni o nuove relazioni. Da lui abbiamo imparato a considerare ogni persona come fosse l’unica al mondo, destinata ad essere amata in un modo personalissimo.

L’inadeguatezza…

Per fortuna ci è stata compagna sin dall’inizio la consapevolezza di essere inesperti e inadeguati a trattare la piaga della separazione. Non dimenticheremo mai il primo incontro, nella nostra casa, con un gruppetto di persone separate, conosciute solo attraverso un primo contatto telefonico. Prima ancora di iniziare, una di loro ci ha chiesto a bruciapelo: «Ma voi come pensate di poterci capire e accompagnare se non avete mai vissuto la condizione dei separati?».

Era una domanda più che legittima: la realtà della separazione è molto complessa da capire. Noi abbiamo risposto che eravamo lì per amare, accogliere e ascoltare senza giudicare, col forte desiderio di stare accanto a loro in punta di piedi, di dare una mano come potevamo, di fare famiglia; e in nome di questo amore abbiamo proposto loro di fare un tratto di strada insieme.

Ricordiamo il silenzio che ne è seguito, quasi di sorpresa. Da quel momento è cresciuto un rapporto di fiducia reciproca che ha permesso a loro di aprirsi e a noi di cogliere e comprendere molti aspetti di questa realtà, sviluppando con il tempo una maggiore sensibilità e capacità di accoglienza verso queste situazioni.

… e l’abbraccio a Gesù che grida

Quando abbiamo iniziato questo percorso, c’era in noi il desiderio di aiutare questi fratelli, di non lasciarli soli. Nel tempo si sono stabiliti parecchi rapporti profondi e abbiamo vissuto con loro tanti momenti di famiglia, momenti anche forti. Molto è quanto abbiamo ricevuto da questa esperienza, sia umanamente che spiritualmente.

Se dovessimo indicare uno dei doni più sorprendenti, forse perché non pensavamo ci potesse arrivare da quel contesto, diremmo che è stato comprendere il valore profondo e la realtà mistica del sacramento del matrimonio. Vedere la testimonianza di fedeltà di alcuni di loro a questo patto con Dio, costatare quanto sia vero che gli sposi «sono una sola carne» è forte quando è testimoniato da una carne straziata dalla separazione.

Allo stesso tempo, e sempre di più, abbiamo capito quanto sia presente in questa realtà dolorosa il volto di Gesù che sulla croce grida l’abbandono. In molte situazioni, infatti, di fronte ad una famiglia spaccata, ci si rende conto che si può solo abbracciare lui in croce, che rimane inchiodato lì… fino alla morte. A volte abbiamo visto Gesù abbandonato in colui che non risponde, non riesce a farlo nonostante il nostro amore. Noi non possiamo farlo scendere dalla croce, pos- siamo solo star lì, come Maria, portare il suo silenzio, il suo amore.

Affidamento alla misericordia e concretezza

In questo rapporto con i separati e davanti alle loro difficoltà spesso la sensazione è di fare un tuffo nel vuoto, costretti ad un continuo esercizio di affidamento alla misericordia di Dio. In tanti momenti abbiamo sperimentato un senso di impotenza di fronte a situazioni che non possono cambiare o ai grossi problemi che spesso investono i figli di separati.

In queste situazioni pesanti, anche emergenziali, sarebbe necessario poter contare su una rete di specialisti con una specifica vocazione di “donazione” verso questa realtà. Parliamo di “donazione” perché il più delle volte le persone accompagnate non hanno la possibilità di pagare avvocati, psicologi, ecc… Dandoci da fare, per amore loro e con l’aiuto di Dio, piano piano abbiamo trovato degli aiuti: una psicologa, un avvocato, un sacerdote, ecc.

Spesso si prova anche un senso di solitudine: si vorrebbe che altri condividessero con noi la portata emotiva e il carico oggettivo della costruzione di rapporti personali che non si possono curare tramite WhatsApp, ma richiedono essenzialmente l’incontro, la condivisione, l’impegno a lunghi ed improvvisi colloqui, come pure ad aiuti concreti di vario genere. Il sentirci fratelli con loro, dopo i profondi momenti di condivisione vissuti, crediamo sia il sostegno che Dio ci dà per continuare

Accompagnare:non dare soluzionima camminare accanto

Ad un recente incontro con separati di varie città, una coppia che collaborava per la prima volta ci ha confessato: «Non immaginavamo una sofferenza tanto profonda nella vita dei separati con ferite così vive dopo magari dieci anni o anche oltre dalla separazione». Al termine dell’incontro questa stessa coppia ci ha espresso con parole che noi non avremmo saputo trovare il cuore più intimo e profondo di quella che è l’esperienza di accompagnamento.

«L’accompagnatore è simile a chi, giunto sul limitare di una terra sacra, resa tale dal dolore e dalla sofferenza del prossimo, sente la spinta interiore a fermarsi e togliersi i calzari. Egli è simile a un fondale di una scena ove il prossimo (separato) è l’attore protagonista, ciò non di meno con la sua presenza discreta crea casa, crea famiglia, crea quel silenzio pieno di partecipazione che attira comunione d’anima e confidenza. L’accompagnatore non offre soluzioni, piuttosto cammina a fianco a chi è nel dolore, perché egli stesso possa percepire dentro di sé ciò che lo Spirito Santo gli sussurra. La forte presenza del volto di Gesù Abbandonato nei partecipanti ha reso l’incontro straordinariamente intenso e profondo. Abbiamo sperimentato l’apporto prezioso che i separati danno alla vita della Chiesa col loro vissuto».

1 Cit. in P. Bachelet s.j., Da lacrime a perle. Un convegno di coniugi separati, in «Unità e Carismi», n. 2, marzo-aprile 2006.

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Amoris laetitia, e poi?
Maria do Sameiro Freitas

A cinque anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, papa Francesco ha voluto indire un anno per rimettere al centro della vita della Chiesa l’identità e la missione della famiglia. Un anno che culminerà nel X Incontro mondiale delle famiglie, un evento mondiale e locale insieme, dal titolo L’amore familiare: vocazione e via di santità.

Il presente numero di Ekklesía dedica speciale attenzione a questo tema di così grande attualità, cercando di cogliere l’impatto che l’esortazione continua ad avere sulla vita delle famiglie e della Chiesa: Amoris laetitia, e poi?

  • A colloquio con la sottosegretaria del Dicastero laici famiglia vita, Gabriella Gambino, entriamo nella genesi e nella preparazione dell’Incontro mondiale, che si terrà dal 22 al 26 giugno 2022.
  • L’anno della famiglia è anche un’occasione per rileggere l’Amoris laetitia alla luce di una ricomprensione della teologia morale (Christian Hennecke, coordinatore dell’ufficio di pastorale di una diocesi in Germania) e per ricavarne impulsi innovatori per l’insieme della cristianità, evidenziati da Jens-Martin Kruse, pastore della Chiesa luterana.
  • Si offrono riflessioni esperienziali su alcune delle sfide indicate dall’esortazione apostolica: l’accompagnamento delle giovani coppie (Costruire il noi) e l’essere a fianco di persone separate e spesso anche in seconda unione (In punta di piedi)
  • Si presenta l’esperienza del centro internazionale di Famiglie Nuove del Movimento dei Focolari, in dialogo con i responsabili internazionali, Maria e Gianni Salerno. Un centro che, con un’equipe internazionale di coppie, lavora in rete con le varie regioni del mondo, offrendo aiuto e supporto a molteplici attività nell’ambito della famiglia.
  • Non mancano le buone pratiche: dalla nascita di Consultori di famiglie per famiglie in America Latina alle sinergie creative della diocesi di Fermo nel campo della pastorale familiare, all’esperienza di una parrocchia in Brasile dove l’accoglienza si dimostra vincente anche per l’avvicinamento alla Chiesa.
  • Suggestiva l’intervista al Angelo De Donatis, vicario generale del papa per la diocesi di Roma, sul cammino della diocesi in questi ultimi anni, nell’ascolto del grido della città.
  • Padre Fabio Ciardi omi ci fa scoprire la santità quotidiana e altamente feconda di alcune coppie cristiane mentre padre Roberto Cabello Canalejo fsf, ci dà il cuore della vocazione dell’Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia: essere famiglia.
  • Una riflessione di Aldo Giordano, rappresentante della Santa sede presso l’Unione Europea recentemente deceduto, ci apre su un nuovo volto della Chiesa, quella che si rinnova continuamente per la presenza del Risorto grazie all’amore reciproco.

 

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