Luce e lievito per trasfigurare la vita

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Il Sinodo delle Chiese diocesane di Cuneo e di Fossano.

L’esperienza di un Sinodo diocesano nel Nord Italia che ha affrontato le sfide legate alla pandemia e al cambiamento d’epoca, portato avanti il processo d’unificazione di diocesi unite finora solo nella persona del vescovo e riorientato la pastorale perché sia testimonianza incisiva del Vangelo nelle circostanze odierne.

Un duplice sguardo

Due sono gli “sguardi” che hanno portato ad ideare ed orientare il cammino sinodale unitario delle Chiese diocesane di Cuneo e di Fossano, iniziato il 28 maggio 2021 nella Cattedrale di Cuneo e concluso il 24 giugno 2022 nella Cattedrale di Fossano con la consegna del Libro sinodale.

Uno sguardo più generale derivante dalla situazione di cambiamento epocale che si sta vivendo a livello di Chiesa e di umanità, accentuata dall’emergenza prodotta dalla pandemia. «Vediamo attorno a noi – è scritto nell’introduzione del Libro sinodale – frammentazione, multietnicità, crescente isolamento, apatia religiosa, relazioni precarie, grande mobilità, stordimento per dati ed informazioni, fragilità psicologiche crescenti, paura del futuro, progettazioni limitate … in una parola, grande fragilità». Al tempo stesso la globalizzazione presenta aspetti che sono da interpretare con un senso aperto a nuove speranze quali sono le «esigenze di rapporti segnati da una nuova fraternità a tutti i livelli, sentita come premessa indispensabile per una pace planetaria».

Il secondo sguardo più concreto è l’avvio più deciso del processo di unificazione delle due diocesi, che dal 1999 camminano sotto la guida del medesimo vescovo, ma hanno mantenuto finora strutture distinte. Negli ultimi anni l’idea di diventare un’unica realtà ecclesiale ha avuto reazioni differenti, non sempre concordanti. Si può dire che il primo segno distintivo del Sinodo sia l’aspetto unitario del cammino compiuto, sia nella sua ideazione che, poi, nelle sue conclusioni.

Far emergere questioni basilari

La proposta del Sinodo era maturata all’i- nizio del 2020, con l’idea di non farne un cammino onnicomprensivo come i precedenti Sinodi diocesani, ma di far emergere alcune questioni basilari. La dilatazione della pandemia, a marzo del 2020, pone in crisi tale proposta: è opportuno affrontare un processo di questo tipo, quando le persone, le famiglie e le comunità sembrano sommerse da problemi di tutt’altro tipo? Si è voluto affrontare la sfida dell’“ascolto” proprio nel contesto del ripensamento della fede e della realtà ecclesiale provocato dal periodo tormentato che stiamo vivendo.

Di qui sono scaturite quattro schede di consultazione e di confronto: I cambiamenti, La fede, La parrocchia, I preti, a cui se n’è aggiunta una quinta in fase di Assemblee sinodali: Il ruolo dei laici. Nel frattempo le varie comunità parrocchiali, le Associazioni e i Movimenti sono stati coinvolti per la scelta dei delegati alle Assemblee diocesane: 120 persone, sacerdoti, religiosi e laici hanno dato voce alle varie realtà delle due diocesi, che complessivamente assommano a circa 150 mila abitanti.

Un cammino inclusivo

Il cammino è stato il più inclusivo possibile, procedendo come a cerchi concentrici: dalla Segreteria, che ha formulato le domande-guida delle schede, alle comunità; dalle comunità alla Segreteria per la sintesi dei contributi da presentare ai delegati nelle Assemblee. Dieci sono state le sessioni sinodali, per la metà in collegamento Zoom, per la metà in presenza. Ogni Assemblea ha proceduto a riformulare, in un confronto aperto e vivace, ma mai eccessivamente dialettico, le proposizioni scaturite dalla consultazione.

Non possiamo affermare che la partecipazione e la condivisione della “base” sia stata corale, proprio per i disagi provocati dall’emergenza pandemica, ma sono state offerte proposte e suggestioni rimarchevoli di attenzione. Ne è emersa tutta la fatica del momento, ma pure la speranza della “forza” di un messaggio, quello evangelico, capace di ridare senso alle scelte da operare a livello personale e comunitario. «Siamo chiamati ad offrire una testimonianza nuova e gioiosa del Vangelo – è scritto nella prima delle proposizioni –. Esso ha la capacità di sostenere e illuminare le coscienze delle persone nella ricerca della verità e della giustizia, di essere luce e lievito per trasfigurare la vita, anche nel contesto della società e della cultura contemporanea, diversa da quella del passato»

Conversione della mente e del modo di organizzarci

È proprio questa convinzione rinnovata che offre il coraggio di affrontare cambiamenti e riforme anche importanti: «Vogliamo promuovere il percorso di riforma della Chiesa locale».

In effetti, il frutto più evidente che ne è scaturito è la rinnovata decisione di procedere verso l’unificazione attesa da anni: in attesa dell’unificazione giuridica, di spettanza della Sede apostolica, si è fatto un passo decisivo nell’unificazione pastorale. Ora le due diocesi non avranno più soltanto l’unico vescovo, ma una curia unificata negli uffici pastorali e giuridici, un unico vicario generale e un unico vicario per la pastorale.

La «conversione della mente e del modo di organizzarci» che interessa gli organismi diocesani investe così anche gli altri ambiti.

Le sei Costituzioni, che rappresentano la parte centrale del Libro sinodale, danno concretezza agli orientamenti emersi nelle proposizioni formulate nel corso delle Assemblee diocesane.

Oltre gli organismi diocesani, le Costituzioni propongono linee vitali per la formazione, le parrocchie e unità pastorali, la presenza e testimonianza dei laici, la presenza e testimonianza dei sacerdoti e dei diaconi, i passi prioritari da compiere.

Il tutto è affidato ora non soltanto ai decreti attuativi, ma all’attenzione e corresponsabilità dei consigli diocesani e parrocchiali, alla nuova presa di coscienza di tutti i battezzati, laici, consacrati, ministri ordinati, che come christifideles inseriti nel Popolo di Dio riscoprono il loro compito di “messaggeri” dell’unico messaggio capace di ridonare vita all’umanità ferita: «Aiutiamoci ad essere Chiesa che ascolta, che dialoga con tutti, che non si chiude nelle proprie strutture, che non ha paura della propria identità e non si nasconde, che ama la vita e trasmette speranza per il futuro, che si caratterizza per l’accoglienza senza pregiudizi» (dagli Orientamenti).

Tonino Gandolfo

Tratto dalla rivista Ekklesia 2022/4

 

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